Per i cittadini che hanno risposto all’indagine Eures, l’evasione è diffusa anche tra psichiatri/psicologi (40%), dietologi/nutrizionisti (38%). Virtuoso il comportamento fiscale delle farmacie
La lotta all’evasione fiscale non funziona. In dieci anni non è cambiato nulla e per i cittadini la misura è colma. In particolare, avviene in nero il 60% delle prestazioni nella manutenzione della casa e nei servizi alla famiglia (colf, babysitter, badanti). L’evasione è al 40% tra le libere professioni e quelle inerenti alla sanità non fanno eccezione, anche se la maglia nera spetta agli avvocati. Va meglio tra gli esercizi commerciali, virtuose soprattutto le farmaci e le librerie, mentre troppi furbi sono nel settore della ristorazione. Gli Italiani, comunque, sono esausti e cresce il giustizialismo fiscale: sospensione delle licenze, delle abilitazioni e, se non bastasse, anche il carcere.
È questo il quadro sintetico del 3° Rapporto 2012 Eures sull’evasione fiscale in Italia vista dai cittadini, che analizza il comportamento fiscale di 52 categorie di lavoratori (14 artigiani e 8 fornitori di servizi alla persona, 10 professionisti, 16 commercianti, 4 operatori pubblici e privati nel settore alloggiativo e turistico-ricettivo), attraverso l’esperienza diretta di un campione di 1.225 Italiani, rappresentativo della popolazione residente. Inb pratica, l’indagine fotografa la percezione dei cittadini in base alla loro diretta esperienza.
Il Rapporto 2012 segue le indagini realizzate dall’Eures nel 2004 e nel 2007 consentendo così, accanto ad una lettura attuale del fenomeno, un confronto di medio-lungo periodo, da cui emerge che l’evasione fiscale si conferma uno dei principali ostacoli al risanamento economico dell’Italia. Nonostante il 2012 registri per quasi tutte le categorie osservate una flessione dei comportamenti fiscalmente illeciti rispetto al 2007 (anno che presenta i valori più alti), le percentuali riscontrate si riallineano infatti a quelle del 2004, replicando l’immagine dell’evasione fiscale fissata nel decennio precedente. Per alcune delle figure analizzate il tasso di illegalità fiscale risulta addirittura in costante aumento, e tra queste compaiono le professioni in ambito sanitario, anzitutto i dentisti (34% nel 2012, a fronte del 32,9% nel 2007 e del 27,7% nel 2004) e i medici specialisti (34%, rispetto al 26,7% del 2007 e al 25,5% del 2004).
Evasori il 34% dei medici specialisti e dentisti. Farmacie solo per il 2,3%
Anche se il record di illegalità spetta agli avvocati, i quali hanno omesso di rilasciare fattura o ricevuta nel 42,7% dei casi, l’evasione è un fenomeno grave e diffuso anche in sanità. Secondo l’indagine, evade il 34% dei medici specialisti e dei dentisti, il 40% degli psichiatri/psicologi, il 38% dei dietologi e dei nutrizionisti, il 25,3% dei veterinari.
La “propensione all’evasione fiscale” è significativamente più contenuta tra i commercianti: il mancato rilascio di scontrini, ricevute o fatture risulta particolarmente basso, tanto da essere definito dall’Eures “fisiologico”, tra le farmacie (2,3%), anche se il dato è in crescita rispetto al passato, quando la quota di evasori tra le farmacie era pari al 2% nel 2007 e all’1,6% nel 2004.
Come si evade
Tra i comportamenti illeciti, il più seguito è la mancata emissione della fattura con la richiesta dell’intero compenso, caratterizzando il modus operandi del 20,4% dei dietologi e del 20% degli psicologi/psichiatri, del 14,8% dei dentisti, del 14,7% dei medici specialisti e del 14,1% dei veterinari. Ad accordare uno sconto in cambio della mancata fatturazione sono soprattutto gli psicologi/psichiatri (13,3%), i dentisti (11,4%), i dietologi (11,1%), i medici specialisti (10,8%) e infine i veterinari (9,1%).
Meno diffusa l’emissione della fattura con compenso aumentato (ad usarla di più sono i medici specialisti, 3%, e gli psicologi/psichiatri, 2,9%), un po’ più usata, invece, la ricevuta con corrispettivo inferiore, metodo utilizzato soprattutto dal 5,9% dei dentisti, dal 5,5% dei medici specialisti e dal 4,6% dei dietologi.
Per quanto riguarda le farmacie, invece, il 97,7% rilascia regolare scontrino. Le poche evasioni vengono effettuate nell’1,2% dei casi emettendo uno scontrino con un corrispettivo inferiore, nello 0,5% dei casi accordando uno sconto in cambio di mancato scontrino e nello 0,6% non emettendo affatto lo scontrino.
Il peso dell’evasione. Nel 2012 è costata oltre 7 miliardi
È questa la cifra evasa nel 2012 secondo le stime Eures. Per quanto riguarda i liberi professionisti della sanità, sono i dentisti con 1,5 miliardi di euro l’anno di compensi non dichiarati (pari a 639 milioni di euro evasi) a registrare i valori più elevati, seguiti dai medici specialisti (441 milioni di compensi non dichiarati e 187 milioni di euro di evasione). Poi gli psicologi/psichiatri (con 233 milioni di compensi non dichiarati pari a 99 milioni di euro evasi) e i veterinari (104 milioni di compensi non dichiarati e 44 milioni di evasione). Infine i nutrizionisti/dietologi, con 95 milioni di compensi non dichiarati pari a 40 milioni di euro evasi.
Più evasori al Centro-Sud, ma per la sanità la maglia nera è al Nord
Anche se tra i professioni professionisti risulta decisamente più elevata di quella denunciata dal campione del Nord.
In particolare, i medici specialisti che evadono la fattura provengono nel 42,7% dei casi dal Sud e nel 28,1% dal Nord; i dentisti nel 38,3% dal Sud e nel 29,9% dal Nord e gli Psicologi/Psichiatri nel 53,3% dei casi dal Sud e nel 39,1% dal Nord. Al Centro Italia sembrano invece evadere in misura superiore gli avvocati (51,6% rispetto al 42,7% complessivo), gli architetti (42,1%), i veterinari (33,9%) e i dietologi (50% a fronte del 35,1% al Sud e del 33,3% al Nord).
Lotta all’evasione fiscale: inefficace l’azione di Governo per il 63% degli italiani
Quasi due intervistati su tre (il 63,3%) bocciano l’azione del Governo in materia di contrasto all’evasione fiscale, definendola “poco” (44,6%) o “per niente efficace” (18,7%), a fronte del 36,7% di opposta opinione.
Il giudizio di inefficacia sull’impegno del Governo nella lotta all’evasione fiscale trova piena conferma in tutte le componenti del campione, con i valori più alti tra i giovani (69,8% nella fascia 18-29 anni) e i disoccupati (75%), mentre non si rilevano scarti significativi tra lavoratori autonomi (62,6%) e dipendenti (62,4%) ed in base all’area geografica (64,2% al Nord, 62,8% al Centro e 62,7% al Sud).
La pressione fiscale prima causa dell’evasione. Seconda la cultura
Tra le ragioni alla base del fenomeno dell’evasione fiscale (erano possibili 2 risposte) i cittadini collocano al primo posto le tasse troppo elevate (53,8% delle citazioni, che salgono al 61,9% tra i lavoratori autonomi e al 62,8% tra i disoccupati); la seconda causa è indicata nella scarsa cultura della legalità fiscale (44,7% delle citazioni), seguita dagli insufficienti controlli da parte degli organi competenti (35,7%) e dalla cattiva gestione delle risorse pubbliche (26,6% delle citazioni, che salgono al 33,6% tra i lavoratori autonomi). Infine soltanto il 12,1% del campione indica la crisi quale causa dell’evasione (17,3% tra gli under 30 e 30,2% tra i disoccupati), mentre un residuale 5,4% cita l’aspettativa di condoni.
Cresce il giustizialismo fiscale: 7 italiani su 10 favorevoli al carcere per gli evasori
Il 68,7% degli intervistati si dice infatti favorevole a trasformare l’evasione fiscale in reato penale (con percentuali che raggiungono il 77,8% tra gli under 30, il 73,7% tra i lavoratori dipendenti ed il 75,1% tra pensionati, casalinghe e studenti), mentre soltanto il 18,3% sarebbe contrario a tale ipotesi (il 33% tra i lavoratori autonomi) e il restante 13% non esprime una posizione definita in merito.
Ancora più alta l’adesione del campione all’ipotesi di sospendere l’abilitazione ai professionisti che non rilasciano regolare fattura/ricevuta, che raccoglie ben l’80,3% dei consensi a fronte di appena il 9,9% di opinioni contrarie (il restante 9,8% si dichiara “né favorevole né contrario”); anche in questo caso una maggiore intransigenza è espressa dai lavoratori dipendenti, favorevoli con l’87,2% delle adesioni alla proposta, condivisa tuttavia anche dal 69,1% degli autonomi.
Allo stesso modo il 76,7% dei cittadini intervistati condivide l’ipotesi di sospendere la licenza ai commercianti che non rilasciano scontrino o ricevuta (i contrari si attestano sull’11,9% e sull’11,4% gli “indecisi”), con percentuali che raggiungono il valore massimo dell’82,2% tra i lavoratori dipendenti (a fronte del 66,3% tra gli autonomi).
Una minore uniformità di vedute si rileva infine sull’ipotesi di premiare i cittadini che denunciano gli evasori, dove le diffuse resistenze emerse sembrano riguardare il rifiuto della “delazione”, ovvero di una “società del sospetto” in cui i rapporti tra cittadini rischiano di avvitarsi in una pericolosa spirale involutiva; tale ipotesi, che pure riceve la maggioranza assoluta dei consensi (52%), vede infatti rispetto alle altre ipotesi considerate, una più consistente percentuale di contrari (29,2%), così come avviene per gli “indecisi” (18,8%).
Sono gli under30 i più favorevoli a ricompensare chi denuncia gli evasori (con il 59,7% delle adesioni), seguiti dal campione della fascia “30-44 anni” (con il 56,1%), mentre tale posizione è condivisa appena dal 41,6% del campione della fascia “40-54 anni”; tra i lavoratori autonomi tale ipotesi raccoglie una percentuale di adesioni (40,9%) analoga a quella dei contrari (40,3%), risultando invece fortemente maggioritaria tra i lavoratori dipendenti, gli inattivi e soprattutto tra i disoccupati (rispettivamente con il 54,6%, il 56,2% ed il 60,4% dei consensi).
quotidianosanita.it – 3 ottobre 2012