I propositi bellicosi della vigilia, col governatore Luca Zaia pronto a dire «uno storico no» ed a cestinare gli accordi con il ministero della Sanità, alla fine non hanno avuto seguito. La Regioni hanno infatti trovato ieri, dopo un’estenuante giornata di trattative, l’intesa col governo sul Patto della Salute, la cornice normativa che detterà le regole (e spartirà i fondi) del sistema sanitario nazionale di qui al 2016.
«Direi che il nuovo Patto per la Salute è approvato» ha annunciato lo stesso Zaia all’uscita dal summit nel primo pomeriggio, anticipando l’esito dell’appendice tecnica portata avanti nelle stanze della capitale dall’assessore di reparto Luca Coletto. Che a sera ha confermato: «Ci sono degli aspetti positivi e degli aspetti negativi ma direi che complessivamente possiamo ritenerci soddisfatti». Innanzitutto, i soldi: le Regioni sono riuscire a «cristallizzare» i fondi per quest’anno (109,9 miliardi), per il 2015 (112 miliardi) e per il 2016 (115,4 miliardi), bloccando il ministero delle Finanze, rappresentato tra gli altri dal sottosegretario veneziano Enrico Zanetti, che voleva imporre un taglio da 750 milioni all’anno nei prossimi due anni. «Se vorranno decurtare i fondi, dovranno prima confrontarsi con noi in Conferenza Stato-Regioni – spiega Coletto – e soprattutto dovranno essere loro a dirci chiaro e tondo dove, come e quanto tagliare sui servizi, assumendosene ogni responsabilità».
Il che significa, trattandosi di una materia «elettoralmente sensibile», che difficilmente si arriverà alla fatidica sforbiciata. Quanti di questi denari approderanno in Veneto? Difficile dirlo in questo momento, per avere una cifra precisa si dovranno attendere perlomeno 15 giorni, ma solitamente al Veneto spetta circa l’8% delle risorse, il che significa 27 miliardi in 3 anni. E potrebbe essere anche qualcosina in più. Il Patto prevede infatti che entro il mese di luglio si chiuda il lavoro «sulle pesature dei costi e dei fabbisogni standard, al fine del riparto dei fondi» e che entro il 31 dicembre vengano redatte le proposte per implementare «un sistema adeguato di valutazione della qualità delle cure e dell’uniformità dell’assistenza sul territorio nazionale». E’, questo, uno dei punti su cui ha più battuto Zaia: « A noi interessa che sia premiata la virtuosità. Io voglio difendere il presidio della sanità virtuosa, voglio difendere i sacrifici fatti dai veneti».
Il principio della «deprivazione» proposto dalla Campania, che tanto ha fatto gridare allo scandalo l’ambasciata veneta (si trattava di attribuire più fondi ai territori con i redditi più bassi, in virtù dell’asserzione per cui dove si dichiara meno ci si ammala più spesso) non è passato, così come «il premio» che si voleva attribuito alle Regioni che finanzieranno i Lea (i livelli essenziali di assistenza) dopo che per anni non vi hanno provveduto, «alla faccia di chi, come noi, non solo ha sempre finanziato tutti i Lea – è sbottato Zaia – ma ha pure pagato servizi extra, come quelli del Sociale. Lo stesso ministero certifica il nostro ottimo lavoro e questo nonostante il Veneto sia l’unica Regione in Italia a non applicare l’addizionale Irpef, che pure ci garantirebbe 180 milioni l’anno». Postilla Coletto: «Il Patto prevede che se il governo vuole introdurre meccanismi premiali per il raggiungimento degli obiettivi dei Lea, deve farlo con risorse estranee al fondo sanitario nazionale». La commissione sui ticket, chiamata a revisionare i meccanismi di pagamento (in base al reddito, prima che alla condizione economica della famiglia) chiuderà il lavoro entro il 30 settembre, quanto all’articolo 20, quello che finanzia l’edilizia sanitaria (nuovi ospedali, ma anche adeguamenti sismici e antincendio), il governo ha assicurato la creazione di una provvista da un miliardo presso la Cassa depositi e prestiti mentre le Regioni si sono impegnate a cofinanziare i progetti tramite i fondi Ue.
Il Corriere del Veneto – 4 luglio 2014