Alla base della mobilitazione un decreto e un’ordinanza pubblicati il 2 ottobre sul Journal officiel che impongono carne, uova, pesce o formaggio ad ogni pasto nelle mense non solo degli istituti scolastici ma anche in quelli carcerari
I vegetariani francesi danno battaglia al governo che, dalle scuole alle carceri, vara l’obbligo di inserire proteine animali nei menù. Alla base della prima mobilitazione della settimana scorsa, un decreto e un’ordinanza pubblicati il 2 ottobre sul Journal officiel che impongono carne, uova, pesce o formaggio ad ogni pasto oltre a specificare una frequenza minima obbligatoria di alcuni tipi di carne e un latticino per apportare il calcio necessario. Una norma che impedisce di fatto a vegetariani e vegani di scegliere “alternative equilibrate” e limita il “libero esercizio delle convinzioni personali”, come è ribadito anche dalla Dichiarazione sull’eliminazione di tutte le forme di intolleranza e di discriminazione dell’Onu.
“Il governo francese”, spiega David Olivier, fondatore del Veggie Pride a Parigi, “vuole ostacolare il vegetarianesimo e le sue implicazioni etiche, obbligando al pensiero unico chi non vuole nutrirsi di carne”. Un percorso che l’anno scorso Bruno Le Maire, il ministro dell’Agricoltura, aveva già annunciato con “la messa in pratica di un programma nazionale per l’alimentazione” per “frenare l’impatto di certi discorsi, come quello dell’ex-Beatle Paul McCartney che, in occasione del vertice di Copenaghen, ha invocato una giornata settimanale senza carne per lottare contro il riscaldamento climatico”. Un appello che aveva sollevato le proteste da parte degli allevatori e a cui il governo ha dato ascolto attraverso una serie di decreti per introdurre il menù non vegetariano anche “negli asili nido, nelle università e negli ospizi”. L’unica soluzione per i bambini vegetariani, osserva Olivier, sarebbe quella “di non mangiare a scuola, visto che generalmente non è consentito portare il pranzo da casa. Ma per molte famiglie è impossibile riportare il bambino a casa per pranzo”.
La situazione francese ha suscitato anche la reazione di solidarietà di altri paesi europei, contrari all’imposizione della dieta da parte del governo che, prosegue Olivier, “si schiera dalla parte del consumo massiccio di carne, uova e latticini” perché Parigi sostiene ancora una agricoltura “reazionaria, che promuove il modello intensivo e causa inquinamento”. Il dibattito sul vegetarianesimo fatica a decollare in Francia per motivi di interesse economico e perché “in nome della laicità”- conclude Olivier – la legge tende a uniformare le scelte dei cittadini, dal velo per le donne musulmane al cibo. E ricordiamo che un pasto senza proteine animali metterebbe d’accordo musulmani e onnivori. In sostanza, non ha controindicazioni religiose o sociali”.
A fronte delle mobilitazioni il governo ha replicato spiegando a chi protestava di avere male interpretato il testo. Che, al contrario, è molto chiaro per i vegetariani alle prese con l’organizzazione di altri sit in nelle prossime settimane. Anche in Italia. “A fine mese ci sarà una protesta davanti al Consolato di Milano – spiega Marco Reggio di Veggie Pride Italia dove è possibile firmare la petizione. Con le nuove norme la Francia, conferma Reggio, “ha fornito un precedente discriminatorio che non si verifica in nessun altro paese in Europa”. In Italia, ad esempio, “alcune scuole prevedono addirittura il menù vegano, che esclude anche latticini e uova”. L’unico ambito critico del nostro paese sono gli ospedali, anche se “non c’è alcuna norma che vieta l’adozione di un menù senza proteine di derivazione animale”. Per Reggio la scelta di Parigi è determinata “dalla propaganda economica che punta a favorire lobby agroalimentari molto potenti. A questo si unisce una cultura medica e scientifica arretrata che ignora gli studi di autorevoli comitati scientifici favorevoli alla dieta vegetariana, come l’Associazione dei Pediatri canadesi e quella dei Dietologi Americani”. E a fronte degli altri decreti, i vegetariani di Francia e d’Europa intendono dare battaglia.
Ilfattoquotidiano.it – 7 novembre 2011