Giancarlo Galan, ex governatore del Veneto coinvolto nell’inchiesta del Mose, tra una settimana verrà ascoltato dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera dei deputati. I procuratori di Venezia lo hanno iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di corruzione e finanziamento illecito, poi il gip ha chiesto per lui la custodia cautelare in carcere. Oggi però, in quanto deputato di Forza Italia, è ancora in libertà, in attesa che la Giunta si esprima sulle oltre 100mila pagine di indagini coordinate dai procuratori Stefano Buccini, Stefano Ancilotto e Paola Tonini.
Ieri il relatore Mariano Rabino ha ufficializzato la data del 25 giugno per Galan. Ha inoltre spiegato che è arrivata alla Giunta la lettera ufficiale con cui l’ex governatore veneto chiede di essere sentito. Dai membri, come già emerso nella riunione della scorsa settimana, «c’è la piena disponibilità ad ascoltare il deputato azzurro». La Giunta tornerà a riunirsi oggi sul caso Galan, alle ore 15, per continuare l’esame dei 18 faldoni di documenti arrivati la scorsa settimana.
Il ruolo di Galan nell’inchiesta è uno dei più complessi. A lui sarebbero stati attribuiti molti milioni di dazioni illecite provenienti dal Consorzio Venezia Nuova, gestore del progetto del Mose, a cui si aggiungono vari favori, come assunzioni dietro sue pressioni, o la ristrutturazione di una sua villa. Per lui l’ipotesi accusatoria è prima di tutto la corruzione: essendo a capo della Regione, poteva controllare le valutazioni di impatto ambientale di competenza territoriale e facilitare la strada al Cvn. Le indagini, epr esempio, avrebbero messo in luce come le competenze della Via siano state affidate impropriamente all’assessorato alle Infrastrutture invece che all’assessorato all’Ambiente, per poter sfruttare di più la sua influenza; o come sia stato tolto il controllo ambientale dell’Ispra riportandolo tutto in capo alla Regione Veneto, aggirando le richieste dell’Europa. Dalle carte della procura emerge anche il tentativo dello stesso assessorato alle Infrastrutture di manipolare i project financing degli ospedali.
I rapporti tra il Consorzio Venezia Nuova, Galan e l’allora partito di Forza Italia li rivelerebbe un interrogatorio di Giancarlo Baita, ex direttore dell’azienda Mantovani, già condannato, che con una serie di confessioni ha contribuito a “smascherare” il sistema di tangenti e fondi neri.
Si parlerebbe di una svolta intorno al 2002. E addirittura si metterebbe in luce anche un presunto contrasto tra Galan e il suo partito. «Per quanto riguarda la fase dal 2002 al 2005 esordisco con la campagna elettorale 2005 delle regionali – racconta Baita –. In quell’occasione, dove ormai avevo assunto la veste di impresa veneta di maggiore quota nel Consorzio Venezia Nuova, la dottoressa Minutillo (indagata, ndr) mi spiega che la segreteria del partito – e immagino fosse allora il partito… cosa era Forza Italia, non mi ricordo cosa fosse, quello a cui apparteneva il Presidente Galan – era piuttosto risentita verso il Consorzio Venezia Nuova perché, con tutto quello che facevano loro per il Consorzio. La segreteria non aveva visto nessun tipo di contributo e questo aveva creato anche una certa difficoltà di rapporti tra il presidente Galan e la struttura del partito, ritenendo che il presidente Galan intercettasse tutto quello che potevano essere i contributi fino a quel momento».
Intanto ieri la giunta regionale del Veneto ha annunciato che si costituirà parte civile. «I processi si fanno nei tribunali. Qualora fosse acclarato il dolo da parte di qualcuno – ha detto il presidente Luca Zaia – chiederemo tutti i danni».
Il Sole 24 Ore – 18 giugno 2014