Venturi: «Per capire le cause di questa morìa e individuare le soluzioni ho convocato sindaci del lago ed esperti venatori». Il vice presidente della Provincia ha organizzato un tavolo di confronto a Peschiera per il 7 settembre
Dall’inizio della stagione estiva ad oggi il lago di Garda ha perso più di un centinaio di anatidi, il termine generico con cui si identificano le diverse specie di avifauna lacustre: anatre, cigni reali, gabbiano reale e comune. Il fenomeno non è nuovo per il più grande dei laghi italiani, ma non aveva mai raggiunto queste proporzioni. Per questo, per fare il punto sull´emergenza e coordinare non solo gli interventi di recupero di questi animali ma anche, e soprattutto, individuare le misure da adottare per risolvere il problema, il vice presidente della Provincia Fabio Venturi ha convocato per il 7 settembre un incontro a Peschiera: alle 10 in municipio gli amministratori delle località gardesane veronesi da Peschiera a Torri si confronteranno con i rappresentanti delle associazioni venatorie «che sono state tra le prime a segnalare il problema visto che sono le prime e forse più attente osservatrici del territorio», spiega lo stesso Venturi; con loro anche l´assessore provinciale al turismo Ruggero Pozzani e gli esponenti di Confcommercio come rappresentanti della principale industria del territorio.
«Dobbiamo affrontare due ordini di problemi», dice Venturi, «uno è legato all´emergenza del recupero di questi animali. È la Provincia a doversi occupare della fauna selvatica ma non possono essere solo il nostro settore faunistico o i volontari dell´associazione Verdeblu con cui siamo convenzionati a far fronte all´eventualità di dover intervenire, ad esempio, in posti distanti nell´arco di poche ore. Per questo spero che da Peschiera esca un coordinamento che coinvolga anche le polizie locali: con i Comuni si può studiare una modalità di allargamento della convenzione già in essere con Verdeblu ad esempio in modo da supportare su questo fronte il loro lavoro e quello della Provincia».
«L´altro aspetto, sicuramente più complesso, è quello di capire questo fenomeno e individuarne sia la causa che il percorso da seguire per eliminarlo. Non è il caso di fare allarmismi. Non si tratta di un problema di tipo sanitario e non ci sono pericoli per la salute pubblica. Ma è evidente che riteniamo importante capire cosa sta succedendo e che faremo quanto occorre per fare in modo che questo fenomeno non abbia seguito».
Le prime segnalazioni e i primi interventi risalgono a giugno. Ad essere colpiti sono stati soprattutto animali presenti nella zona del basso lago anche se alcuni recuperi di anatidi morti sono stati fatti anche a Torri.
Casi analoghi erano già accaduti negli anni scorsi ma i numeri di quest´anno indicano un incremento di esemplari colpiti da questa sorta di «male misterioso» che ancora non ha un nome. Almeno ufficialmente. Perché i tecnici dell´associazione Verdeblu qualche idea al riguardo se la sono fatta.
«Noi facciamo il nostro mestiere e penso di poter dire che sappiamo come farlo anche se a volte c´è chi lo mette in dubbio», dice il responsabile dell´associazione Fabrizio Croci. Difficile anche per lui quantificare con precisione il numero di animali colpiti, che potrebbe dunque essere anche superiore al centinaio, «perché noi ci occupiamo di quelli vivi che magari sono da curare».
Il caldo viene indicato come uno «degli elementi stimolanti del problema» che, assicura Croci, «non può essere superato senza interventi correttivi. E spero che l´incontro di Peschiera serva proprio anche a questo, a dare indicazioni su come deve essere gestita la cosa onde evitare che si ripeta in futuro».