L’elezione dei presidenti delle Camere avvia di fatto la nuova legislatura, e il premier Paolo Gentiloni – come previsto – si è recato subito al Quirinale per dare le sue dimissioni restando in carica fino alla formazione del nuovo esecutivo per «il disbrigo degli affari correnti». Una formula che in realtà lascia ampio margine di manovra al governo, che può presentare decreti dettati da urgenza così come dar seguito ad impegni internazionali (in linea teorica anche la partecipazione ad una guerra) o effettuare nomine qualora il ritardo venisse a causare un danno alle istituzioni. Insomma, l’unico vincolo non superabile è l’impossibilità di apporre la questione di fiducia di tipo politico su un provvedimento. Ma il raggio di azione del governo Gentiloni nelle prossime settimane è naturalmente legato ai tempi della formazione del nuovo governo. La prossima settimana vedrà le nuove Camere impegnate nell’elezione dei capigruppo (martedì 27 marzo) e nell’elezione dei componenti dell’ufficio di presidenza (giovedì 29 marzo si sceglieranno i vicepresidenti, i questori e i segretari di presidenza). Le consultazioni del Capo dello Stato Sergio Mattarella per la formazione del nuovo governo inizieranno dunque, con ogni probabilità, dopo Pasqua. A partire da martedì 3 aprile. Ma già da ieri, con le dimissioni di Gentiloni, la regia è passata tutta nelle mani del Presidente. Che ieri ha incontrato come da prassi i neo presidenti delle Camere e, pur non entrando nel dibattito politico in corso né nel merito delle scelte, ha fatto trapelare il suo apprezzamento per la velocità con la quale le forze politiche hanno eletto la seconda e terza carica dello Stato. Un importante passo avanti, insomma.
Il primo impegno di rilievo del governo riguarda la stesura del Documento di economia e finanza, che dovrebbe essere approvato e consegnato a Bruxelles entro il 10 aprile ma che, d’accordo con la Commissione Ue, subirà una breve dilazione fino a fine mese. Se il nuovo governo dovesse arrivare a breve, entro aprile, molto probabilmente il Def verrà varato dal nuovo esecutivo. Se invece il percorso verso la formazione del nuovo governo dovesse rivelarsi più lungo Gentiloni e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan presenteranno un Def limitato a definire il quadro a legislazione vigente con un’unica notazione politica, come anticipato dal Sole 24 Ore il 22 marzo: l’”invito” a disinnescare gli aumenti Iva che senza interventi scatterebbero dal 2019. Una sorta di lascito di Gentiloni a chi verrà dopo di lui, con l’orgoglio che i governi a guida Pd degli ultimi anni lasciano un Paese con il segno più davanti al Pil e con la pressione fiscale leggermente diminuita. «Voglio ringraziare ministre e ministri, tutto il governo. Sono orgoglioso di questa squadra e onorato di aver servito l’Italia insieme», scrive su twitter a fine giornata il premier dimissionario. C’è certamente l’orgoglio delle cose fatte, il rammarico per il verdetto delle urne, la preoccupazione che i risultati raggiunti possano essere messi a rischio. Ma non sono queste le ore per un bilancio. Il governo, come ama ripetere, continua intanto a governare.
Emilia Patta – Il Sole 24 Ore – 25 marzo 2018