di Stefano Folli. Bersani alla prova La ruota gira, dice Bersani E girando ha portato due nuovi capigruppo al partito di maggioranza relativa Nessuna proroga per Anna Finocchiaro e Franceschini, rifiutata perche sembrava un po’ una presa in giro, bensì Zanda e Speranza II primo e figura di equilibrio e d’esperienza, dote, quest’ultima, di cui al Senato oggi c’è gran bisogno.
Il secondo è giovanissimo e consolida la “linea verde” a cui il segretario tiene molto: un po’ per recuperare simpatie nell’opinione pubblica e parecchio per eliminare, un passo per volta, il vecchio ceto politico che può ancora metterlo alle strette. Certo, la ruota gira e domani Bersani andrà da Napolitano per illustrargli la sua proposta di governo. Che al momento è abbastanza vaga nei contenuti (i famosi otto punti) e invece molto determinata nel perseguire il rinnovamento attraverso le persone. Il percorso è coerente: prima i due presidenti delle Camere, poi i capigruppo, e adesso – se sarà possibile – i singoli mini- stri. Tanta società civile e poco partito. Qual è il lato debole di questo progetto? Che il suo ideatore non può fermarsi: deve proseguire in fretta e inanellare un successo dietro l’altro. Se si ferma, tutto il castello rischia di afflosciarsi. Non bisogna mai dimenticare che il patrimonio elettorale del centrosinistra è modesto e che il Parlamento resta diviso in tre blocchi all’incirca equivalenti (al netto dell’inverosimile premio di maggioranza alla Camera). Il segretario ha agito da leader nei primigiorni della legislatura, forte dell’investitura diretta che gli deriva ancora dalle “primarie”, ma i suoi margini non sono illimitati, anzi. Ha già creato numerosi scontenti e perplessi che aspettano solo il primo intoppo per regola re i conti. Quindi deve muoversi celermente, dimostrando che i “grillini” possono essere ammansiti e in prospettiva disarticolati. Ma deve farlo senza confondersi con loro, senza esagerare nel dissolvere strada facendo l’identità politica del Pd: un partito che sulla carta afferma di volersi ispirare alle tradizioni riformiste del Novecento, ma che oggi sembra voler “flirtare”, in modo alquanto trasformistico, con Tanti-politica. Senza dubbio il traguardo è ambizioso: sedurre i Cinque Stelle senza abbandonare la barra del timone. Consapevoli che i problemi sono drammatici e di sicuro non aspettano le alchimie parlamentari. E una sfida impegnativa, forse persino troppo per Bersani. Il quale a suo tempo, quando fu eletto segretario, esordì con una frase delle sue: «Procederò con il passo lento dell’alpino». Bisogna ammettere che di strada ne ha percorsa un bel tratto. Però adesso il passo lento non serve più. Se la ruota gira, il segretario del Pd ci cammina sopra in precario equilibrio: per reggersi è costretto a correre. Quanto alla prospettiva di individuare una maggioranza al Senato, vedremo nei prossimi giorni. È vero che Maroni ha fatto un’apertura, sia pure all’insegna dell’ambiguità («saremo leali al Pdl, ma il paese ha bisogno di essere governato»). Frase in cui c’è tutto e il suo contrario. Ed è difficile pensare che un eventuale appoggio esterno del Carroccio, una sorta di fiducia “tecnica”, possa essere sufficiente a Bersani e soprattutto a Napolitano. Ma, appunto, la ruota gira. La partita si gioca anche e forse soprattutto al tavolo parlamentare che fra un mese comincerà a votare per scegliere il successore di Napolitano. Tutto è fluido e il vero pericolo da evitare sono le tensioni. Non tanto fra le forze politiche, quelle sono la regola. Ma tra i protagonisti della politica e un capo dello Stato verso cui tutti dovrebbero sentire oggi un debito di gratitudine
Il Sole 24 Ore – 20 marzo 2013