Trovate le coperture per bloccare l’aumento dell’Ires per il Terzo Settore, mentre rimane il nodo del Tfr degli statali che andranno in pensione con quota 100. L’anticipo bancario eviterebbe uno slittamento di sette anni, ma potrebbe comportare costi molto elevati se gli interessi saranno anche in parte a carico dei lavoratori, i sindacati contestano fortemente l’ipotesi. Il decreto sul reddito di cittadinanza e quota 100 arriverà in Consiglio dei ministri giovedì, ha confermato ieri il vicempremier Matteo Salvini, aggiungendo che «ci sono i contributi previsti per i disabili», si tratta di 400 milioni che la Lega si era impegnata a spostare sulle pensioni d’invalidità.
« Il governo si appresta a introdurre nel Dl semplificazioni all’esame del Parlamento o in quello su reddito e pensioni in arrivo la prossima settimana una norma che abrogherà l’aumento » al 24% dell’Ires per le associazioni non profit, ha confermato il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, aggiungendo che invece servirà un periodo più lungo, di alcuni mesi, per il riordino complessivo delle agevolazioni previste per il settore.
Non ci sono schiarite invece sul fronte del pubblico impiego. In un primo momento il ministro della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno si era impegnata a evitare qualunque penalizzazione per i dipendenti pubblici, che già incassano il Tfr in media almeno due anni dopo essere andati in pensione. Le bozze del decreto su quota 100 ( tutte, anche quella diffusa negli ultimi giorni) prevedono che chi va in pensione in anticipo debba però aspettare il termine stabilito dalla legge Fornero per il versamento dell’indennità di fine rapporto (quindi il termine stabilito per la pensione di vecchiaia), il che significa che potrebbero passare circa sette anni.
« Vogliamo trovare una soluzione – aveva dichiarato il ministro che consenta mediante un sistema di finanziamenti bancari, i cui interessi saranno a carico dello Stato, di abbattere i tempi», in modo da fare avere ai pensionati il Tfr « al momento della cessazione del lavoro». Subito dopo però Bongiorno, intervenendo in una trasmissione Tv, ha corretto il tiro, spiegando che una parte degli interessi bancari sarebbero stati a carico dei dipendenti. Ipotesi confermata a tutt’oggi, e contestata fortemente dai sindacati. « Se l’idea fosse quella di far pagare ai lavoratori l’onere connesso all’anticipazione della liquidazione maturata, per far fronte al differimento dei pagamento dei trattamenti dovuti, la nostra valutazione sarebbe senz’altro negativa » , dice Maurizio Petriccioli, segretario generale della Fp Cisl. Ancora più netta Serena Sorrentino, segretaria generale della Fp Cgil: «È un problema del governo aver determinato una disparità di trattamento tra lavoratori pubblici e privati e una penalizzazione per i dipendenti pubblici e ora, addirittura, dovrebbero pagare in parte il percepimento anticipato del Tfr/ Tfs che è, ricordiamolo, accantonamento di parte di salario. Non ci stiamo, contrasteremo questa ingiustizia».
Il ministero obietta che comunque per i dipendenti pubblici ci sarebbe un vantaggio: l’opportunità di anticipare del Tfr grazie all’intervento di una banca è estesa anche a chi aspetta per la pensione di vecchiaia. Troppo poco: la questione dipendenti pubblici è tra le ragioni della manifestazione nazionale indetta da Cgil-Cisl-Uil per il 9 febbraio.
Repubblica