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Il commento. Le misure trasversali della legge di bilancio e la «guerra» sulle pensioni. Altro terreno di battaglia i superticket sanitari

Sicuramente esagera chi dice che questa manovra prepara il terreno per le larghe intese. C’è un eccesso di malizia che di certo evaporerà durante l’iter parlamentare dove maggioranza e opposizione, Pd e centro-destra, ingaggeranno più di un duello ma è vero anche che questa legge di bilancio serve a disinnescare mine, togliere dal terreno elementi di scontro più che piantare bandiere elettorali fortemente divisive. Perché il piatto forte, cioè i circa 15 miliardi su circa 20, vanno dritti a impedire l’aumento dell’Iva che è una necessità riconosciuta trasversalmente dalle forze politiche. E lo stesso può dirsi sul via libera al rinnovo dei contratti pubblici, che prende – anche qui – una delle fette più corpose di quel che resta delle disponibilità finanziarie, tolti i 15 miliardi. Chi si scaglierà contro un adeguamento dei salari nel pubblico impiego dopo anni di fermo? 
C’è poi un’altra norma – questa sì – può avere una lettura più “insinuante” in una chiave bipartisan: l’esercizio del golden power su Tim-Vivendi. Sono ben noti gli scontri e tensioni tra la società francese e Mediaset e la scelta di mettere paletti alle imprese non italiane a difesa di un interesse nazionale, non può che incontrare i “gusti” del centro-destra. È chiaro però che sulla manovra verranno apparecchiati una serie di duelli politici, e già ieri Renato Brunetta tuonava contro la politica economica di Padoan parlando di un «atteggiamento irresponsabile nel varare l’ennesima manovra in deficit mentre il debito italiano ha raggiunto un nuovo record storico».
Il primo passaggio è al Senato, dove i numeri ballano, e servirà molta cautela nella gestione delle votazioni, in qualche passaggio anche una certa “sintonia” con il centro-destra sulle presenze e assenze in Aula, vista l’aperta ostilità di Mdp art.1. Così, quello slogan che Gentiloni ha impresso alla manovra, «è senza lacrime e sangue», serve a dire agli italiani che finalmente sono fuori dalla recessione e dai sacrifici, ma è pure una “mano tesa” a chi vorrà sfidare il Governo. Un modo per chiedere ai partiti di non compromettere un faticoso equilibrio.
Il terreno di battaglia già si vede ed è quello delle pensioni che, insieme alla sanità (i superticket), sono le “armi” scelte di ogni campagna elettorale. I timori ci sono per l’impatto sui conti pubblici e si sentivano nelle parole del presidente della Commissione Bilancio al Senato Giorgio Tonini che pensa a un punto preciso: il tentativo di bloccare l’adeguamento automatico dell’età pensionabile che scatterà nel 2019. Ieri la chiusura del premier è stata totale: «C’è una legge e la rispetteremo», ha detto sbarrando al strada a una tentazione che esiste pure dentro il Pd. Ma se quello è un aspetto, molte altre sono le misure che potrebbero diventare un “simbolo” e compattare le forze di opposizione (e forse non solo). Per esempio, il senatore Maurizio Sacconi (Energie per l’Italia di Stefano Parisi) sta preparando una proposta su un aspetto molto “popolare”: il riscatto della laurea. «Penso a due formule possibili – spiega – una più onerosa che avrebbe un impatto anche sull’assegno previdenziale; una meno onerosa che varrebbe solo ai fini dell’anzianità contributiva». Insomma, al netto del tono “trasversale” di Iva e contratti pubblici, le pensioni diventeranno la linea della divisione politica.

Lina Palmerini – Il Sole 24 Ore – 17 ottobre 2017

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