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Il Governo blocca la fuga dal Veneto. Insabbiato il voto su Sappada in Friuli. Timori per l’effetto domino, il Senato rinvia. Serracchiani: con noi tutto il Bellunese. Zaia: siamo alle comiche

Si scrive «stralcio dal calendario delle votazioni». Si legge «insabbiamento». La conferenza dei capigruppo del Senato, in accordo con il Governo, ha deciso ieri di far slittare a data da destinarsi la discussione sul disegno di legge per il passaggio di Sappada dal Veneto al Friuli Venezia Giulia.

Che, detta così, pare questione d’interesse per i 1.324 abitanti del Comune bellunese, i turisti che d’estate e d’inverno ne apprezzano le bellezze e pochi altri, ma in realtà è l’argine all’effetto domino che rischiava (e in potenza rischia tutt’ora) di ridisegnare i confini del Veneto, smembrando le province di Belluno e Venezia tra il Friuli Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige (la cartina dà l’idea).

«Il Governo aveva sottovalutato il problema» spiegano i parlamentari dem . Perché il Pd non aveva affatto raggiunto una posizione univoca sul voto (come ben testimoniano le reazioni dei senatori allo slittamento: critici Simonetta Rubinato e Carlo Pegorer, favorevoli Laura Fasiolo e Lodovico Sonego) ma soprattutto perché non si era considerato il valore politico del via libera al trasloco di Sappada che, pur motivato da ragioni storiche, per coerenza costringerebbe Governo e parlamento a dire sì a tutti i Comuni che vogliono abbandonare il Veneto per passare nelle vicine Regioni a statuto speciale: sono la bellezza di 26 e nel mezzo c’è Cortina, corteggiata dal presidente della Provincia di Bolzano Arno Kompatscher anche in occasione della recente firma dell’accordo per il treno delle Dolomiti. «Guarda caso, non ce n’è uno che chiede di passare con la Lombardia o l’Emilia Romagna» aveva sottolineato nei giorni scorsi il governatore Luca Zaia, che poi aveva avvertito: «Se daranno il via libera a Sappada appoggeremo tutti i Comuni di confine che poi vorranno fare altrettanto. Uno dopo l’altro daremo sfogo a Trento e Bolzano verso il mare». Una prospettiva che pare spaventi le stesse Regioni a statuto speciale, assolutamente indisponibili ad accogliere tutti indiscriminatamente (della serie: va benissimo Cortina, un po’ meno Lorenzago).

In un clima già surriscaldato dal referendum sull’autonomia (che Zaia dovrebbe presentare oggi a Palazzo Balbi) e dall’ipotesi di creare la macroregione Triveneto (appoggiata da oltre 200 sindaci), a Roma è scattato l’allarme rosso e a sentire le ricostruzioni nella capitale ad intervenire in pressing sul ministro delle Riforme Maria Elena Boschi prima e sul Senato poi sarebbe stato il sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa, invitando tutti a non prendere decisioni affrettate e a ponderare bene gli effetti delle loro scelte. Con buona pace del comitato referendario sappadino: «Siamo molto delusi. Se neanche i parlamentari friulani votano a nostro favore, lo dicano, così ci mettiamo il cuore in pace – dice il portavoce Alessandro Mauro -. I mandanti sono Bressa e De Menech, loro hanno bloccato tutto». Roger De Menech, deputato dem bellunese e segretario del Pd del Veneto, chiede che «non si facciano figli e figliastri ma si pensino soluzioni per tutta la montagna veneta», un invito accolto dalla presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, con parole quasi provocatorie: «Va rispettata la volontà dei cittadini, che si sono espressi liberamente in modo molto chiaro. A questo punto mi chiedo se non sia importante per me invitare l’intero Bellunese a congiungersi sotto la specialità del FVG per mettere insieme il patrimonio straordinario che abbiamo, le Dolomiti; parliamo di gente che ha lo stesso comune sentire». E Zaia torna all’attacco: «Ormai siamo alle comiche. C’è un governo che ha trascinato questa vicenda per metterci in difficoltà, senza capire che Sappada è solo la punta di un iceberg, il sintomo del malessere che c’è in tutti i 579 comuni del Veneto. La soluzione non è la guerra fra poveri ma la battaglia per una maggiore autonomia che deve vederci tutti uniti. Il Governo deve riconoscerci ciò che ci spetta, lo metteremo spalle al muro, senza sconti».

Marco Bonet – IL Corriere del Veneto – 17 marzo 2016 

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