Breaking news

Sei in:

Il governo riparte da fisco, famiglia e pensioni. Dopo il voto cresce il peso della manovra nella strategia di Palazzo Chigi: priorità a crescita e tasse più leggere

Il Governo riparte dal confronto con i sindacati sulle pensioni per trovare una soluzione il più possibile condivisa. E dalle simulazioni tecniche per valutare rapidamente gli spazi di bilancio utilizzabili per anticipare il taglio strutturale del cuneo sui neo-assunti a tempo indeterminato o una prima sforbiciata alle aliquote Irpef.

Con un obiettivo preciso: priorità assoluta alla crescita, facendo comunque i conti con l’incognita Brexit, e alla riduzione del carico fiscale per imprese e famiglie. E con un chiaro orizzonte: la prossima manovra di bilancio autunnale con il suo carico di interventi. Dopo l’esito dei ballottaggi non certo positivo per la maggioranza, la legge di bilancio autunnale è destinata a condizionare ancora di più la strategia di palazzo Chigi. L’agenda economica non dovrebbe subire grandi stravolgimenti, ma in diversi settori della maggioranza e dello stesso Governo è avvertita (e non solo per effetto del responso delle urne) l’esigenza di velocizzare il lavoro istruttorio necessario per operare le scelte definitive, tra le tante ipotesi di intervento allo studio, per la prossima legge di stabilità nella nuova versione post riforma del Bilancio.

Non è infatti da escludere che il premier possa cercare di rendere ancora più marcato il solco già tracciato da mesi per proseguire in modo visibile, compatibilmente con i margini di finanza pubblica disponibili, l’azione di riduzione della pressione fiscale e per dare “appeal” agli interventi in favore delle famiglie numerose, partendo dai nuclei a basso reddito. Se non un’accelerazione vera e propria, un chiaro segnale per dimostrare che il Governo opera con i fatti e non con gli annunci. Che dovrebbe essere rafforzato dal completamento del processo di attuazione della riforma della Pa targata Madia e, soprattutto, dalla conclusione della partita sulla flessibilità in uscita sulle pensioni. Un piano quello sulle uscite anticipate (con “prestito-penalizzazione”) che potrebbe essere accompagnato dall’impegno a estendere gli 80 euro almeno a una fascia dei pensionati, ma probabilmente soltanto dal 2018.

Non tutto, infatti, potrà essere fatto subito. Il ministro Pier Carlo Padoan, lo ha lasciato chiaramente intendere nei giorni scorsi. Anche perché dovrà essere rispettato l’impegno di un deficit 2017 non oltre quota 1,8% concordato con Bruxelles, con annessa correzione dei conti pubblici di almeno 8 miliardi (0,5% del Pil per il Governo, 0,6% del Pil secondo la Ue). Non solo: l’esecutivo si è anche impegnato a sterilizzare completamente le clausole di salvaguardia fiscali, Iva in primis, che per il prossimo anno valgono oltre 15 miliardi, più del margine di deficit utilizzabile (11 miliardi) rispetto al vecchio obiettivo dello scorso autunno. Pertanto, a meno che a ottobre non si aprano nuovi spazi di flessibilità per i conti pubblici, rispetto al menù su cui stanno lavorando i tecnici di palazzo Chigi e del Mef, che prevede anche il pacchetto “finanza per la crescita”, dovranno essere operate delle scelte. Al momento il solo punto fermo è il taglio dell’Ires nel 2017, previsto dall’ultima “Stabilità” e inglobato nei saldi di finanza pubblica. Le scelte di fondo dovrebbero essere chiare già prima della consultazione referendaria sulla riforma costituzionale, che dovrebbe svolgersi a inizio ottobre.

Secondo la tabella di marcia legata alla riforma del Bilancio, che sta per ottenere il sì della Camera per poi attendere l’ok finale del Senato, la manovra (nella nuova versione unificata “Stabilità-Bilancio”) dovrà essere varata entro il 12 ottobre e non più entro il 15. Il dettaglio delle misure si conoscerà pertanto successivamente al referendum. Che comunque dovrebbe arrivare dopo la Nota di aggiornamento del Def, attesa per il 30 settembre, dalla quale emergerà già l’impianto della manovra e quindi, seppure per grandi linee, delle scelte del Governo. A partire da quella sullo strumento per ridurre le tasse (taglio del cuneo o taglio dell’Irpef) e dall’inserimento o meno del piano “flessibilità-pensioni” nella manovra. Al netto del prossimo Consiglio dei ministri in programma per dare l’ok al “decreto enti locali”, il primo impegno post-elettorale del Governo è proprio il nuovo round sulle pensioni in calendario giovedì 23 giugno, al quale ne seguirà un altro il 28 giugno e il tavolo sul lavoro (compresa l’ipotesi del taglio del cuneo) il 30 giugno.

Marco Rogari – IL Sole 24 Ore – 20 giugno 2016 

site created by electrisheeps.com - web design & web marketing

Back to Top