Supera quota tremila (3.149 per essere precisi) il numero di posti segnalati come disponibili dalle amministrazioni centrali e periferiche per la prima operazione di mobilità gestita dal ministero della Semplificazione e la Pa tramite il portale digitale nazionale. Il dato, che «Il Sole 24Ore» è in grado di anticipare, corregge al rialzo i numeri grezzi diffusi qualche giorno fa e conferma un’offerta di ricollocamento ben superiore ai 1.957 esuberi delle ex province rimasti da ricollocare.
A questi numeri finali – che saranno pubblicati in settimana con gli allineamenti tra domanda e offerta Regione per Regione e sulla base dei profili professionali – si aggiunge poi la disponibilità di 1.919 posti per il ricollocamento dei 2.074 dipendenti della Croce rossa italiana. Si tratta di addetti che, con la privatizzazione scattata a inizio anno, avevano chiesto di restare nella Pa e che, una volta effettuato l’allineamento domanda-offerta nelle fasi successive di lavorazione dei dati, dovrebbero essere tutti ricollocati. Secondo i dati provvisori che abbiamo potuto visionare l’allineamento è al 100% già in quattro Regioni. In Emilia Romagna, per esempio, su 83 domande di ricollocamento nella Pa da parte di dipendenti Cri sono stati offerti 208 posti e in Piemonte su 105 domande i posti sono 183.
Fanno ben sperare anche i primi dati sull’allineamnto domanda-offerta per gli esuberi delle ex Province: il 100% è raggiunto in sette Regioni. Si va dalle 59 domande presentate in Lazio a fronte di 158 offerte di posti alle 247 della Lombardia che trovano addirittura 1.307 posti disponibili. «Il processo di mobilità dei lavoratori delle Province sta proseguendo molto bene: con un’offerta di posti doppia rispetto alla domanda si sta concludendo la più grande operazione di mobilità della storia italiana», spiega la ministra Marianna Madia. «Stiamo finalmente invertendo la rotta, mentre fino ad oggi ogni amministrazione pensava per sé e la mobilità sembrava impossibile. I lavoratori ora saranno impiegati per potenziare dove serve l’amministrazione e far arrivare così servizi migliori ai cittadini».
Guardando ai profili selezionati per i ricollocamenti – dati ancora parziali – si scopre che i 3.192 posti offerti dalle amministrazioni (1.578 sono della Pa centrale e comprendono anche le disponibilità del ministero della Giustizia) sono perlopiù per fasce medie, quelle di funzionario cui si accede con diploma o un titolo di specializzazione. Ma ci sono anche 25 posizioni per dirigenti di seconda fascia. Una volta incrociati i dati di domanda e offerta, il Dipartimento Funzione pubblica procederà ai bandi per i ricollocamenti che avverranno all’interno del territorio delle ex Province. Il dipendente che passa alla nuova amministrazione non cambierà trattamento economico e, in caso di differenti inquadramenti, avrà garantito un assegno ad personam, come prevede la norma sulla mobilità. Con il ricollocamento dei 1.957 dipendenti delle ex Province si avvia a conclusione un cantiere di mobilità partito con l’attuazione della legge Delrio: dei circa 20mila esuberi, poco meno di 5.600 sono passati alle Regioni, circa 7mila sono in attesa di passare all’Agenzia nazionale per le politiche attive che gestirà i centri per l’impiego, circa 1.700 sono andati in pensione.
Tornando ai dati del ministero, l’altro elemento interessante riguarda le amministrazioni che hanno partecipato alla rilevazione dei fabbisogni. Su 10.265 amministrazioni coinvolte 5.346 (il 52,1%) hanno inviato i loro profili entro il termine del 12 febbraio scorso: Lombardia, Emilia Romagna e Veneto le più virtuose con un tasso di partecipazione attorno al 60%, Abruzzo e Molise le meno sollecite con tassi di adesione sotto il 40 per cento. Sono numeri che, in prospettiva, danno l’idea della potenzialità di questo modello di gestione della mobilità con il portale nazionale della Funzione pubblica. Con una partecipazione più massiccia, dopo anni di blocco del turn over c’è da aspettarsi un’offerta di posti ancora maggiore che incontrerà la domanda di ricollocamento dei dipendenti a rischio esubero delle amministrazioni coinvolte nella riforma della Pa (si pensi alle Camere di commercio o ad alcune direzioni territoriali dei ministeri). Il prossimo ente che entrerà in questo meccanismo è l’Enit, trasformato in ente pubblico non economico e con 80 addetti da ricollocare perché, appunto, hanno optato per restare nella pubblica amministrazione.
Davide Colombo – Il Sole 24 Ore – 22 febbraio 2016