Nessun allentamento delle redini del rigore sui conti pubblici sarà consentito in nome del rafforzamento della ripresa economica. In maniera categorica, con un linguaggio inequivocabile, il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni ha aperto il suo intervento al Workshop Ambrosetti a Cernobbio ribadendo a chiare lettere che finchè sarà ci sarà lui alla guida del dicastero dell’Economia, l’impegno del limite del 3% al deficit/Pil verrà rispettato. Ma molto si può fare all’intero di questo irremovibile paletto.
I pilastri strategici del Governo Letta illustrati dal ministro punteranno sull’«accelerazione delle riforme strutturali» con un nuovo sforzo di «spending review sulla spesa pubblica, anche se non esistono forbici per tagliare grandi cifrre da mattina a sera», una riforma fiscale che renda «il fisco più prevedibile e leggero» soprattutto per imprese e lavoro, «un migliore uso dei fondi strutturali europei e la riduzione del debito pubblico con dismissioni e privatizzazioni».
I pilastri della crescita
La premessa per qualsiasi azione di Governo è stata anche la premessa dell’intervento di Saccomanni, per il quale il rispetto degli impegni presi sul deficit/Pil – soprattutto alla luce dell’uscita dell’Italia dalla procedura d infrazione per deficit eccessivo – resta «un passaggio fondamentale per restituire la Paese la possibilità di crescere in maniera sostenibile». Quando Saccomanni è entrato a far parte del Governo Letta, ha accettato l’incarico solo a condizione che questo impegno fosse rispettato. Il ministro è consapevole del fatto che il risanamento delle finanze pubbliche è un presupposto «necessario ma non sufficiente», ma lo pone al primo posto per ricordare che è uno steccato che non può essere valicato in alcuna circostanza. E in questa chiave, dunque, il ministro ha ricordato che gli interventi presi dal Governo finora sono stati coperti inizialmente con 7 miliardi di risorse reperite con 4 miliardi di nuove entrare e 3 miliardi di rimodulazione della spesa pubblica; ulteriori 3 miliardi di interventi sono stati coperti con 2 miliardi di nuove entrate e un miliardo di tagli alla spesa.
Contemporaneamente, il Governo Letta ha attuato l’impegno di pagamento dei debiti pregressi della Pa, con l’obiettivo di erogare in tutto 18 miliardi entro il 2013 (7,2 già erogati, altri 10 in arrivo entro fine anno). «Una vera e propria manovra anticiclica», ha puntualizzato Saccomanni, del valore di «due punti di Pil tra il giugno 2013 e il primo semestre 2014». Proprio per mantenersi all’interno del 3% del deficit/Pil, qualsiasi intervento in prospettiva dovrà essere compensato tra nuove entrate e tagli alla spesa pubblica. «Non faccio previsioni – ha detto poi parlando del quadro economico italiano – ma guardando ai dati dell’economia reale il consenso è per una stabilizzazione nel terzo trimestre 2013 e un quarto trimestre con crescita positiva con il 2014 integralmente positivo».
Eretti questi steccati invalicabili sulla disciplina di bilancio come presupposto fondamentale per raggiungere una crescita e conti pubblici sostenibili, il ministro ha tracciato poi il “da farsi”, con ancora i capitoli Imu, Iva e scuola aperti ma anche la grande sfida per la crescita per la quale l’Esecutivo deve lanciare «segnali forti». Il Governo intende quindi «accelerare le riforme strutturali per rilanciare la competitività e la produttività». Saccomanni ha sottolineato in particolar modo la «carenza degli investimenti nell’high tech e nel digitale, e soprattutto nel capitale umano», che andranno incentivati.
Eretti questi steccati invalicabili sulla disciplina di bilancio come presupposto fondamentale per raggiungere una crescita e conti pubblici sostenibili, il ministro ha tracciato poi il “da farsi”, con ancora i capitoli Imu, Iva e scuola aperti ma anche la grande sfida per la crescita per la quale l’Esecutivo deve lanciare «segnali forti». Il Governo intende quindi «accelerare le riforme strutturali per rilanciare la competitività e la produttività». Saccomanni ha sottolineato in particolar modo la «carenza degli investimenti nell’high tech e nel digitale, e soprattutto nel capitale umano», che andranno incentivati.
Spending review e delega fiscale
I pilastri dell’azione di Governo, ha detto, sono la spending review, la delega fiscale, il migliore uso dei fondi strutturali europei e la riduzione del debito con un programma di dismissioni e privatizzazioni, quest’ultimo così come annunciato al G20 (ma del quale non ha dato alcun dettaglio): tutti interventi che dovranno rendere l’Italia «più attraente per gli investitori esteri».
Nel dettaglio, sulla spending review Saccomanni ha annunciato l’arrivo di un commissario straordinario assistito da una task force che gli consentirà di «lavorare con Bankitalia, Istat e Corte dei Conti». Il ministro ha tuttavia abbassato le aspettative a questo riguardo, rispondendo direttamente alle osservazioni e alle sollecitazioni del direttore del Sole24 Ore Roberto Napoletano: «Non esiste una grande forbice capace di tagliare grandi cifre per importi significativi dalla mattina alla sera», ha detto, precisando che questo lavoro «è faticoso» e che qualche risultato si è avuto finora, ma non sono stati citati numeri.
Sulla delega fiscale, Saccomanni ha riconosciuto che sarà importante per il mondo delle imprese. Il provvedimento dovrebbe essere approvato entro settembre e poi si procederà con le norme attuative. L’obiettivo resta quello di rendere il Fisco «prevedibile, leggero» per ridurre la tassazione su lavoro e imprese, rafforzare la lotta all’evasione. È prevista la revisione periodica dell agevolazioni fiscali: ma non sarà possibile in molti casi «disattivare i provvedimenti con un tratto di penna».
I fondi europeie gli investimenti esteri
Un altro pilastro delle priorità del Governo per la crescita sarà l’uso dei fondi strutturali europei, un campo dove l’Esecutivo si è già mosso. Infine il problema del debito pubblico, che Saccomanni ha ricordato non essere secondario, sarà affrontato con un programma di dismissioni e privatizzazioni che è stato presentato ai partners europei e annunciato al G20 di SanPietroburgo: ma dal ministro non sono emersi nè numeri nè tabelle di marcia nè indicazioni sulle alienazioni del patrimonio immobiliare pubblico o sulla vendita di partecipazioni azionarie in mano al Tesoro.
Per il ministro, tutta questa azione del Governo in prospettiva dovrà rendere l’Italia «più attraente per gli investimenti esteri». Molto ancora bisognerà fare per le semplificazioni amministrative e fiscali, al fine di una maggiore chiarezza in particolar modo sull’attività di impresa. Il ministro si è soffermato sul problema delle dimensioni delle imprese italiane: le grandi e le medie hanno successo, anche all’estero e sono competitive, mentre «molte piccole imprese fanno fatica ad adottare le nuove tecnologie e a competere» e per loro si dovrà fare uno sforzo ulteriore.
Il Sole 24 Ore – 9 settembre 2013