L’ordinanza anti-Ebola del sindaco? Del tutto inutile (oltre che, in parte, illegittima), parola di prefetto. Succede a Musile di Piave, nel Veneziano, dove qualche giorno fa il sindaco leghista, l’ex deputato Gianluca Forcolin, aveva firmato un’ordinanza che obbliga gli stranieri senza documenti a presentare un certificato medico di buona salute per poter chiedere accoglienza nel territorio comunale.
Questo tipo di provvedimento, lanciato per primo dal sindaco leghista di Padova Massimo Bitonci, aveva suscitato l’interesse di diversi sindaci «amici», tra i quali il primo cittadino di Musile, che lo hanno replicato nel loro comune.
L’ordinanza di Forcolin, però, si rifaceva non solo all’articolo 50 del Testo Unico Enti Locali (che autorizza il sindaco ad adottare provvedimenti in caso di emergenze sanitarie locali), ma anche all’articolo 54 (che stabilisce che l’ordine e la sicurezza pubblica competono allo Stato). Rifacendosi a quest’ultima disposizione, il provvedimento avrebbe dovuto essere preventivamente trasmesso al prefetto, a pena di illegittimità. Il quale prefetto, Domenico Cuttaia, ha diffuso ieri una nota ufficiale per stigmatizzare l’iniziativa del sindaco leghista.
«Un refuso risolto subito – ha replicato Forcolin – basandoci solo sull’articolo 50. Non capisco perché il prefetto abbia voluto diffondere addirittura una nota alla stampa. Mi sembra fuori luogo. Che sia colpa – insinua il sindaco – di qualche pressione del Pd?».
La vera strigliata, però, è arrivata dopo. Scrive la Prefettura: «Non risultano sussistere situazioni emergenziali sotto il profilo sanitario tali da attivare l’esercizio del potere di ordinanza sindacale nella materia, ai sensi dell’articolo 50 del Testo Unico – si legge nella nota ufficiale -. I presidi sanitari hanno finora funzionato in maniera efficace». In altre parole, la prevenzione attuata dalle autorità sanitarie funziona e, perciò, le ordinanze dei sindaci sono del tutto superflue.«Anche la mia è prevenzione, contro ebola, tbc, scabbia – replica Forcolin -. L’emergenza c’è e se domani arrivassero dei migranti almeno qui saremmo sicuri». In caso di mancata presentazione del certificato medico, infatti, gli stranieri non potranno alloggiare a Musile. Lo stesso vale per eventuali clandestini scoperti dai vigili, obbligati a sottoporsi a visite mediche entro tre giorni.
«Altrimenti li ospitino nei palazzi della Prefettura – contrattacca il sindaco di Musile -, la stessa che ci manda lettere chiedendoci di renderci disponibili ad adeguare le nostre strutture in disuso, come le vecchie palestre, per l’accoglienza dei profughi. Ma soldi per le scuole non ce ne sono. Almeno, con questa ordinanza, evitiamo il rischio di possibili contagi».
Eleonora Biral – Il Corriere del Veneto – 7 novembre 2014