Sembrava una di quelle «storie impossibili» che nei giorni scorsi Claudio Bisio raccontava in tivù, prendendo bonariamente in giro il «re» vicentino dei cereali e dei legumi secchi Remo Pedon, fra i partecipanti all’evento: «Le lenticchie forse portano soldi, ma di sicuro non portano all’Expo…».
Invece è proprio vero: sorpassate le polemiche sui ritardi nei lavori in corso di ultimazione a Milano, in vista dell’inaugurazione fissata per venerdì, il Veneto andrà all’Esposizione Universale con tutta l’intenzione di esserne protagonista, grazie ad una filiera agroalimentare che rivendica tutto il diritto a primeggiare in una rassegna che ha per titolo «Nutrire il pianeta, energia per la vita». Della truppa veneta in marcia di avvicinamento ormai da mesi fanno parte decine di aziende fornitrici ed espositrici, svariati progettisti e creativi, un paio di partner istituzionali, quattro sponsor ed altrettanti ambasciatori.
Costruttori e fornitori
Dei 110 ettari su cui sorge il sito espositivo, una parte considerevole avrà un’impronta veneta. La cordata di cui è capogruppo la padovana Mantovani si è aggiudicata l’appalto da 165,1 milioni per la piastra principale, a cui si sono poi aggiunti il teatro all’aperto, le fondazioni di Palazzo Italia e l’albero della vita, per un’altra trentina di milioni. La vicentina Maltauro ha condiviso la gara da 54,41 milioni per le Vie d’Acqua Sud e quella da 67,08 per le architetture di servizio. Il Consorzio veneto cooperativo ha lavorato invece nel tandem da 25,28 milioni per Palazzo Italia. Alle grandi commesse va poi sommata una miriade di forniture medio-piccole. Eccone alcune. Dal Padovano: Esse Enne Prefabbricati di Campodarsego ha accumulato trenta chilometri di grandi pietre di scolo per la piastra; Bertos di Tribano ha montato le cucine professionali del Padiglione Italia. Dal Veronese: Lmv di Sommacampagna ha prodotto la carpenteria per le vele; Manni di Mozzecane ha realizzato gli elementi di metallo per parecchi stand; Petas di Colognola ai Colli ha progetto e allestito il Padiglione Moldavia, che a fine evento smonterà e rimonterà nella capitale Chisinau. Dal Trevigiano: Penta Service di Riese Pio X si è occupata delle pavimentazioni; Progress Profile di Casella d’Asolo ha curato alcune finiture per il Padiglione Italia; Isosystem di Ponte di Piave ha fornito pannelli termici autoportanti. Dal Veneziano: Locapal di Lughetto di Campagna Lupia ha portato le palancole per i lavori di fondazione. Dal Vicentino: Faresin Building di Breganze ha appositamente costruito le pile di sostegno del ponte e la cassaforma semovente per la realizzazione della galleria; India di Malo ha installato i parapetti interni ed esterni in acciaio del padiglione dell’Azerbaijan; Fabbrica Pinze Schio di Santorso fornirà le stoviglie e i sacchetti Ecozema biodegradabili.
Progettisti
Sono veneti anche alcuni dei professionisti strategici nella pianificazione dell’area espositiva. Come gli ingegneri padovani Marco Cingano, considerato l’anello di congiunzione tra le imprese e l’Expo, e Renato Vitaliani, che ha sviluppato il progetto delle Vele chiamate a coprire l’intero chilometro e mezzo del Decumano (il viale che all’intersezione con l’asse del Cardo dà origine a Piazza Italia), il cui adattamento alle esigenze del cantiere è stato curato dallo studio vicentino Maffeis Engineering di Solagna. E poi i trevigiani Ivano Della Giustina di Vittorio Veneto e Giovanni Da Dalt di Conegliano, rispettivamente punto di riferimento per i cantieri e coordinatore delle opere civili di Mantovani; il bellunese Giuseppe De Martin Modolado, l’uomo delle tende e delle opere a verde; il veneziano Alessandro Savian di Portogruaro, referente dei movimenti terra e della parte stradale.
Espositori
L’eccellenza enogastronomica di casa nostra darà bella (e buona) mostra di sé all’interno del padiglione Cibus di Federalimentare, unico multimarche dell’area «corporate» . Dalla A della veneziana Acqua Minerale San Benedetto di Scorzè alla Z della vicentina Zuccato Fratelli di Chiuppano con le sue verdure conservate, parliamo di 34 fra ditte private ed enti di tutela, fra cui il caffè Hausbrandt di Nervesa della Battaglia, la grappa Nardini di Bassano del Grappa, le marmellate Rigoni di Asiago, il consorzio Piave Dop di Busche di Cesiomaggiore. Alcune di queste realtà sono state selezionate dal gruppo Intesa Sanpaolo per essere ospiti, a turno, del suo spazio Inexpo. Come la padovana Marcato di Campodarsego, impresa familiare da un centinaio di addetti che produce macchine e accessori per la pasta. «Abbiamo scelto Expo per festeggiare i nostri 85 anni – spiega il vicepresidente Giacomo Marcato – in quanto il tema dell’alimentazione si sposa perfettamente con la nostra filosofia aziendale: design, made in Italy e wellness, inteso come salubrità dei nostri prodotti e benessere del farsi da mangiare in casa». E come appunto la vicentina Pedon di Molvena: «Oltre a cercare visibilità per le nostre produzioni – afferma il responsabile marketing Luca Zocca – punteremo ad ottenere un ritorno di immagine positivo, comunicando un sistema di fare impresa fondato sulla sostenibilità ambientale. Mentre da Intesa Sanpaolo saremo ospitati, per la nostra partecipazione al padiglione di Federalimentare spenderemo alcune decine di migliaia di euro, in base al pacchetto che andremo a scegliere. Un investimento che reputiamo giusto nell’ottica di rafforzare la presenza del nostro brand sul mercato italiano e di intercettare i buyer esteri della grande distribuzione». All’incrocio tra il Cardo Nord Est e il Decumano sorgerà il Padiglione Vino, duemila metri quadrati gestiti da Vinitaly. «Opereremo con il preciso obiettivo di dare massima rappresentazione del comparto, della sua storia e identità e delle sue potenzialità, coinvolgendo tutte le espressioni della filiera», anticipa Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere. Fra i nove cluster , dedicati alle filiere alimentari, i contenuti di quello delle spezie sono stati sviluppati dallo Iuav di Venezia.
Creativi
È veneta la firma creativa del «Vivaio Italia»: a ideare il concept dell’immagine-simbolo di Expo, «metafora di uno spazio che aiuta progetti e talenti a germogliare, offrendo loro un terreno fertile, dando accoglienza e visibilità alle energie giovani», è stato infatti il veneziano Marco Balich, direttore artistico del Padiglione Italia. Davide Rampello, già direttore artistico del Carnevale di Venezia, ha curato il Padiglione Zero che «introduce la visita del sito espositivo e racconta la storia dell’uomo sulla Terra attraverso il suo rapporto con la natura e con il cibo». Felice Limosano, membro della Fondazione di Venezia, ha disegnato il programma di performance live che animeranno le facciate esterne del padiglione Cibus.
Partner e sponsor
Official partner di Expo è la trevigiana Came di Dosson di Casier, che ha studiato uno specifico modello di tornelli per la gestione e il controllo dei transiti in condizione di flussi elevati (in sei mesi sono attesi 20 milioni di visitatori). Fra i partner istituzionali del Padiglione Italia figurano la Regione Veneto, presente con un suo spazio all’interno di Padiglione Italia, e l’Università di Padova, che con l’Orto Botanico ha offerto supporto tecnico e scientifico per la progettazione, lo sviluppo e la realizzazione dell’area dedicata alla biodiversità, con la piantumazione fra l’altro dei venti alberi in rappresentanza delle regioni. Sponsor tecnici ufficiali sono i marchi trevigiani Geox, Diadora e Zanussi Professional.
Ambasciatori
A completare il quadro sono gli ambassador nostrani: lo chef Carlo Cracco e l’imprenditore Matteo Marzotto, entrambi vicentini, l’ex cestista di origini bellunesi Dino Meneghin e la campionessa paralimpica trevigiana Beatrice «Bebe» Vio.
Angela Pederiva – Il Corriere del Veneto – 28 aprile 2015