Il Corriere del Veneto. Il primo scampanellio d’allarme, spiegava solo una settimana fa Luciano Flor, direttore generale della Sanità regionale, «sono cinquanta nuovi ricoveri per Covid al giorno». Segno che il virus comincia a riprendere velocità. Nelle ultime ventiquattr’ore, fra lunedì e martedì mattina, quel numero è balzato a 134. Quasi tre volte tanto. «Questi sono indicatori che non lasciano spazio ad alcuna discussione o interpretazione – scandisce il dottor Flor deciso – quando alcuni dei ricoveri sono direttamente nei reparti di rianimazione, non c’è spazio per disquisire. Aggiungo un altro dato che parla da solo ed è naturalmente correlato ai primi: meno di un mese fa gli isolamenti domiciliari di persone contagiate erano circa 15.000 oggi sono oltre 30.000. Ciò che preoccupa è la velocità con cui la pandemia si sta propagando». Il bollettino serale di ieri contava 80 morti e 38.832 attualmente positivi, 397 in più di ieri, 209 in terapia intensiva e 1.597 ricoverati in area non critica.
Flor tratteggia un quadro dell’evoluzione del contagio tanto preciso quanto sconfortante. L’intenzione appare chiara: prendere molto sul serio i numeri ancora dolorosamente vicini dell’autunno che hanno portato al picco del 31 dicembre. «Oggi la situazione che abbiamo per numero di malati e numero di positivi, di posti letto in terapia intensiva occupati – ragiona il dottor Flor – è perfettamente sovrapponibile a quella che avevamo fra l’11 e il 12 novembre scorso. I bollettini giornalieri parlano di una curva di crescita identica su ammalati, ricoveri e, ahimè, rianimazioni. Numeri che corrono di più addirittura di quanto corressero nella seconda ondata. E ricordo che i numeri della seconda ondata erano già molto più impattanti di quelli della prima».
Un quadro, si diceva, quasi desolante. Ogni nuova ondata sembra essere sempre un po’ più violenta della precedente. In questo contesto, il brusco stop alla campagna vaccinale dato dalla sospensione prudenziale di AstraZeneca l’altro ieri risulta doppiamente pericoloso. Il virus, trainato dalla variante inglese che è ormai presente nel 60% dei ricoverati in terapia intensiva, galoppa. La media dei pazienti in rianimazione sul totale dei ricoverati, ricorda Flor, è normalmente fra il 6 e il 10% ma ci sono due province, Padova in modo evidente e Verona che ci si avvicina pericolosamente, in cui la media è già raddoppiata al 20%. «I fattori di preoccupazione in questa fase – spiega il dg – sono una crescita dei contagi rapidissima sostenuta da una più che discreta forza. Tanto che il nostro piano di sanità pubblica che prevede interventi mirati sull’organizzazione ospedaliera in 5 fasi vede almeno un paio di aziende sanitarie pronte a passare dalla fase tre alla fase quattro, Padova di sicuro». Un film già visto e pure di recente. E anche il «secondo tempo» non sorprende: si ragiona già sul giro di vite necessario per gestire 1.806 ricoverati Covid al momento e destinati a crescere. La contrazione sulle erogazioni delle attività programmate è già all’ordine del giorno. «Su Padova, entro mercoledì – spiega Flor – valuteremo un’ulteriore stretta e se possibile una verifica delle attività programmate che dobbiamo iniziare a diluire. Il totale dei posti letto negli ospedali veneti è di 17.000, è chiaro come 1.800 ricoveri Covid impattino». Pesano soprattutto i letti dei reparti di terapia intensiva. «Al momento ne abbiamo di funzionanti circa 600 fra pazienti Covid e non – spiega ancora il dg – e stiamo pensando di riconvertirne altri sui 700 totali. Questo però impatta sull’attività ordinaria. I dati però parlano chiaro: la curva di crescita è netta almeno da 5-6 giorni con la stessa pendenza di novembre. Una conferma in più arriva dai ricoverati con polmonite da Covid che entrano in ospedale e finiscono dritti in terapia intensiva».
Non a caso, i Covid hospital ormai già rodati, hanno riaperto. «Sono, di fatto, attivi già oggi – spiega il governatore, Luca Zaia – con questi numeri di malati Covid abbiamo l’equivalente di tre grandi ospedali pieni di pazienti Covid». Nei Covid hospital di Vittorio Veneto, Belluno, Villafranca, Dolo, Jesolo, Santorso, Schiavonia e Trecenta si mantengono i punti nascite, le cure oncologiche ed altre attività essenziali così come è stato durante il mese di dicembre attraverso una costante e lenta riduzione delle attività programmate