
L’intervento. “Incoscienza, impreparazione e misure tardive. Una terza ondata? Adesso basta con gli errori. Bisogna trovare soluzioni per i prossimi lunghi mesi”
di Sergio Harari*, dal Corriere della Sera. I prossimi dieci giorni saranno fra i più difficili della storia recente di questo Paese, colpito come gran parte dell’Europa da una seconda ondata pandemica ampiamente prevista, alla quale siamo andati incontro con incosciente ottimismo. Dieci giorni nei quali i ricoveri continueranno a crescere prima che si faccia sentire l’effetto delle misure restrittive messe in atto tardivamente e tra troppi mugugni, tra rimpalli di responsabilità e accuse francamente deprimenti.
Rassegnazione, rimozione e negazione sono le parole che meglio rappresentano i sentimenti che hanno portato a questa drammatica situazione. Abbiamo voluto credere che tutto si sarebbe concluso la scorsa estate, che eravamo stati talmente bravi che il virus se ne sarebbe andato per sempre, e ci siamo beati nell’immagine ottimistica dell’Italia che ci veniva rimbalzata dall’estero. Ma eravamo solo in ritardo sulle curve epidemiologiche rispetto agli altri, così come le avevamo invece anticipate a marzo, non ci voleva molto per intuirlo.
Bastava osservare da agosto il progressivo graduale aumento dei ricoveri con numeri dapprima a due cifre, poi a tre e, infine, a quattro, prima che si cominciasse a polemizzare sul da farsi. Intanto i nostri concittadini morivano e muoiono quotidianamente ma, appunto, il Paese sembra ormai rassegnato a perdere centinaia e centinaia di vite ogni giorno. Le misure restrittive adottate sono lontane dal duro lockdown attuato la scorsa primavera, daranno risultati meno netti e impiegheranno più tempo a flettere significativamente la curva epidemiologica e ridurre i ricoveri.
“Il rischio. Non vorremmo dover affrontare domani una terza emergenza con la stessa impreparazione”
Non spetta a chi come me è un tecnico valutare se queste siano il giusto compromesso tra esigenze sociali, economiche e di salute pubblica, ma a noi sanitari resta la preoccupazione per i letti da trovare e i malati da assistere mentre il territorio rimane anche stavolta completamente sguarnito. Sempre più soli, decimati da malattie, lutti e quarantene, stanchi e provati gestiamo anche questa seconda emergenza, ma non vorremmo domani dovere affrontare con la stessa impreparazione una terza ondata. Le pandemie hanno storie che si ripetono nel tempo e una nuova ondata dopo una attesa e quanto mai sperata flessione della diffusione virale è purtroppo una concreta possibilità. L’uscita da questo incubo verrà solo quando disporremo di un vaccino efficace e potremo somministralo a tutti, un obiettivo che non si raggiungerà domani, nel frattempo è meglio essere realisti, pensiamo oggi a cosa potremmo trovarci a gestire nei prossimi lunghi mesi, immaginiamo scenari e soluzioni per tempo. Abbiamo commesso un sufficiente numero di errori, sarebbe ora di fermarsi e riflettere bene.
*direttore Pneumologia ospedale San Giuseppe di Milano