L’80% della popolazione del Paese è indù, religione che venera la mucca. Colpita la comunità musulmana, responsabile del commercio di carne bovina. Associazione cristiana: “La religione è qualcosa di personale e il governo non dovrebbe mischiarla ai propri ordini”.
Cinque anni di prigione e una multa di almeno 10mila rupie (145 euro): è quanto rischia chi in Maharashtra mangia o possiede carne di manzo. Ieri il presidente dell’India ha approvato una legge che vieta la macellazione, la vendita, l’esportazione e il consumo di mucche, tori e manzi nello Stato occidentale indiano. Da oggi sarà possibile consumare solo carne di bufalo, che sia in casa propria o in un hotel a cinque stelle.
Ci sono voluti 19 anni perché il Maharashtra Animal Preservation (Amendmrnt) Bill diventasse legge. Introdotta per la prima volta nel 1995 dal governo di coalizione Bharatiya Janata Party (Bjp, nazionalisti indù) – Shiv Sena (partito regionale marathi), nel 1996 era finita sul tavolo del presidente, ma senza mai essere approvata. Alla vittoria alle elezioni generali dello scorso anno, il Bjp ha di nuovo spinto perché il decreto diventasse legge.
Su una popolazione totale di 1,2 miliardi di persone, l’80% è indù. Nell’induismo la mucca è considerata sacra e per questo in molti Stati dell’India sono in vigore restrizioni al consumo e alla vendita di carne bovina, anche se la legge introdotta in Maharashtra è considerata la più dura mai avuta nel Paese. In realtà, la maggior parte del manzo venduto in India proviene dai bufali d’acqua, che non sono considerati sacri. Tuttavia, questa carne è considerata di qualità inferiore e in Maharashtra rappresenta appena il 25% del mercato.
Proprio per via di questioni religiose e delle restrizioni già presenti in vari Stati, la maggior parte della carne di manzo viene esportata: con una quota del 20% del mercato globale ed esportazioni da oltre 4 miliardi di dollari l’anno, essa ormai rappresenta il primo prodotto da esportazione del Paese, avendo battuto anche il celebre riso basmati.
La legge andrà a colpire circa 10,5 milioni di persone che dipendono dal commercio di carne bovina, un mercato controllato per lo più dalla comunità musulmana Querishi. I dalit (“fuoricasta”) sono coinvolti nel commercio di pellame e nel trasporto dei bovini.
Nella sola Mumbai – capitale del Maharashtra e capitale “finanziaria” dell’India – vi sono 900 banchi di carne di manzo, e altrettanti senza licenza. Mohammed Ali Querishi, presidente della Mumbai Beef Dealers Association, spiega: “Ognuno impiega almeno quattro persone, più le migliaia associate al trasporto. Tutte queste persone saranno colpite dal divieto”.
Anche i membri della comunità cristiana hanno protestato contro la legge. Gordon D’Souza, presidente del Bombay Catholic Sabha, sottolinea che la carne di manzo è una parte importante della dieta non vegetariana. “La religione – spiega – è qualcosa di personale e il governo non dovrebbe mischiarla ai propri ordini”.
Asia News – 8 marzo 2015