Italiani in fuga dal vaccino anti-influenza. “L’adesione degli operatori sanitari e’ da sempre molto bassa: secondo i nostri dati non supera il 15%. Ma a preoccupare e’ la disaffezione degli ‘over 65′: se prima eravamo ben oltre il 70%, negli ultimi due anni il dato e’ sceso sotto il 60%, un effetto negativo dello scampato allarme pandemia. Dopo la grande paura, infatti, l’immunizzazione ha fatto flop”.
Lo spiega all’Adnkronos Salute Carlo Signorelli, ordinario di Igiene all’Universita’ di Parma e coordinatore del Gruppo Vaccini Siti (Societa’ italiana di igiene, di cui e’ vicepresidente), che oggi al Sanit 2012 a Roma illustrera’ una serie di strategie utili a invertire la rotta: “Fra queste, abbassare l’offerta gratuita e attiva gia’ ai sessantenni”. “Il problema – prosegue l’esperto – e’ che la vicenda pandemica ha fatto pensare che il pericolo non esiste. Ma questo non e’ vero: tra influenza stagionale e sindromi influenzali ogni anno si ammalano 6-9 milioni di italiani, con 8 mila morti”. E i soggetti fragili rischiano di piu’. Insomma, “a conti fatti l’influenza e’ un’importante causa di morte. Dunque e’ opportuno mettere in atto una serie di iniziative per aumentare la percentuale di immunizzati e arrivare alle quote consigliate a livello internazionale”. Se per stimolare l’adesione degli operatori sanitari “mirata a proteggere se stessi, ma soprattutto i pazienti, e’ importante che il ministero porti avanti iniziative ad hoc, e’ essenziale anche intervenire sull’adesione volontaria dei soggetti sani – dice Signorelli – Siamo convinti che abbassare l’offerta attiva e gratuita alle persone di 60 anni possa essere una misura utile a ridurre la circolazione del virus. Inoltre si puo’ pensare a sistemi premianti per i medici di base al raggiungimento di determinate coperture (dunque non per ogni singolo soggetto vaccinato). Infine – conclude – occorre realizzare un’anagrafe vaccinale, per avere un quadro preciso e aggiornato della situazione”.
Roma, 13 giugno (Adnkronos Salute)