A Bruxelles è iniziato il tradizionale «semestre bianco», che precede le elezioni europee del maggio prossimo e il successivo ricambio della Commissione presieduta dal portoghese Josè Manuel Barroso.
L’attività istituzionale rallenta. Le nuove iniziative legislative vengono spesso rinviate perché andrebbero comunque rivalutate dai nuovi commissari ed eurodeputati. La campagna elettorale in corso prevale su quasi tutto e appare condizionata dai tentativi individuali di conquistare un seggio o una poltrona. A livello collettivo si cerca di dare credibilità all’Europarlamento per convincere i cittadini ad andare a votare alle prossime elezioni europee, dopo i crolli continui dell’affluenza nelle ultime tornate.
Gli eurodeputati hanno votato a favore di una Assemblea Ue con sede unica, prendendo le distanze dal contestatissimo trasferimento mensile di oltre 400 chilometri da Bruxelles a Strasburgo. Il costo per i contribuenti è stimato intorno a 200 milioni di euro annui (per quattro giorni al mese). In più vanno aggiunte tra 11 mila e 19 mila tonnellate di emissioni nocive provocate dagli spostamenti in aereo, treno, auto, camion dei 766 eurodeputati e del loro seguito (un esercito di assistenti, euroburocrati, lobbisti, trasportatori di materiali, giornalisti). Con questo voto, durante la campagna elettorale, si potrà scaricare sul governo francese (che difende la sessione a Strasburgo) lo spreco più irritante del “circo viaggiante” dell’europolitica, spesso criticato dai media anche per gli «stipendi d’oro», i privilegi e l’assenteismo.
Berlaymont
Gli eurosocialisti hanno candidato il presidente tedesco dell’Europarlamento Martin Schulz. Gli euroliberali puntano sull’ex premier belga Guy Verhofstads. I popolari del Ppe potrebbero scegliere il lussemburghese Jean-Claude Juncker. Indicando il proprio candidato alla presidenza della ComCanmissione europea, gli europartiti provano a invogliare gli elettori a non disertare le urne alle elezioni europee del maggio prossimo. Ma la cancelliera tedesca Angela Merkel (Ppe) ha replicato che non intende rinunciare a decidere riservatamente — tra capi di governo — chi mettere al vertice del palazzo Berlaymont di Bruxelles, in genere compensando il partito escluso con la guida della politica estera e di sicurezza dell’Ue. Tra l’altro i patteggiamenti a Berlino — per la coalizione di governo tra cristianodemocratici e socialdemocratici — potrebbero includere la sostituzione di Barroso con Schulz: anche se, nel maggio prossimo, gli eurosocialisti dovessero arrivare ancora secondi dopo il Ppe.
Italia
L’instabilità del governo di Roma mantiene credibile l’ipotesi del premier Enrico Letta del Pd come prossimo commissario italiano a Bruxelles. Altri candidati potenziali sarebbero il ministro delle Politiche comunitarie Enzo Moavero di Scelta Civica e l’attuale responsabile Ue per l’Industria Antonio Tajani di Forza Italia. Ma iniziano a circolare anche nomi esterni alla politica nell’eventualità di una avanzata del M5S di Beppe Grillo.
Corriere Economia – 25 novembre 2013