Gli «esclusi» Per chi ha i redditi più bassi spesso le regole attuali sono già sufficienti ad azzerare l’imposta e le novità non hanno effetto
Gli sconti Irpef per i dipendenti sono stati una bandiera della manovra sul cuneo fiscale, e proprio per questo sono stati accompagnati da un dibattito acceso che ha spinto Governo e maggioranza a modificare più volte le misure.
Nella sua ultima versione, la legge di stabilità ha abbandonato l’idea di concentrare tutte le risorse sui redditi fino a 35mila euro, che avrebbe fatto zoppicare la progressività dei benefici in base ai redditi dichiarati. Il nuovo cuneo, quindi, ritocca le detrazioni per i 20 milioni di dipendenti, il 95,4% del totale, che guadagnano fino a 55mila euro lordi all’anno, anche se sopra quota 35mila euro gli effetti in busta paga diventano ultra-leggeri e in pratica non superano i 4 euro al mese. Anche nel testo definitivo, gli aumenti di reddito più consistenti arrivano per chi dichiara 15mila euro, e si vede riconoscere 226,3 euro all’anno in più: si tratta di 17,4 euro per tredici mensilità, ovviamente netti perché il meccanismo aumenta gli sconti Irpef.
La “riforma” delle detrazioni per i dipendenti non cambia l’impianto generale del meccanismo, che divide i redditi in tre “famiglie”. Fino a 8mila euro lordi all’anno spetta una detrazione di base, che aumenta da 1.840 a 1.880 euro. Il secondo gruppo abbraccia ora i redditi da 8mila euro a 28mila, e prevede uno sconto base da 978 euro a cui si aggiunge una quota ulteriore, che parte da 902 euro e poi scende progressivamente insieme all’aumentare del reddito dichiarato, fino ad azzerarsi quando l’imponibile da lavoro dipendente è a 28mila euro (i meccanismi di calcolo sono illustrati nel grafico qui a destra). Da 28mila euro parte il terzo gruppo, a cui la detrazione base (sempre da 978 euro) spetta per una quota proporzionale che cambia con il reddito, e scompare per chi guadagna almeno 55mila euro di stipendio.
Rispetto ai vari tentativi che si sono susseguiti nel corso dei due mesi dedicati alla legge di stabilità, l’assetto definitivo delle detrazioni Irpef ha il pregio di raggiungere gli effetti massimi previsti senza scardinare la progressività degli sconti, che deve seguire la progressione dei redditi. Prendendo in considerazione i lavoratori da 15mila euro all’anno, a cui si rivolge il beneficio massimo, gli aumenti di reddito hanno sempre oscillato tra i 177 e i 228 euro all’anno, per cui il testo definitivo si colloca all’apice della forchetta.
All’atto pratico, però, le novità non interesseranno i redditi più bassi, che già si vedono azzerare l’Irpef con le regole in vigore oggi e quindi non ottengono alcun beneficio dall’aumento delle detrazioni. Già oggi, fino a 10mila euro di reddito basta il coniuge a carico per evitare del tutto l’imposta, e con un figlio la soglia dell’«incapienza» sale a 13mila euro. Su tutto l’impianto, poi, pesa l’incognita del riordino complessivo delle detrazioni: fra il 15 e il 31 gennaio il Governo è chiamato infatti a varare una riforma delle detrazioni in grado di far risparmiare 400 milioni nel 2014 e quasi 4 miliardi dal 2015. Le strade sono due: una revisione selettiva degli sconti, oppure l’abbassamento lineare (al 18% in relazione al 2013, e al 17% dal 2014) di tutti gli sconti oggi al 19 per cento. Ipotesi, soprattutto quest’ultima, in grado di polverizzare i benefici per i lavoratori dipendenti che sfruttano anche altre detrazioni.
Il Sole 24 Ore – 21 dicembre 2013