Il grande freddo dei prezzi. Così a febbraio, in Italia e in Europa, è di nuovo deflazione. Dopo nove mesi, l’inflazione mensile nazionale scende dello 0,2 %, meno 0,3 su base annua, secondo le stime preliminari dell’Istat. Sulla stessa linea l’Europa, dove pure il ribasso di febbraio è dello 0,2%: l’ultimo segno meno dell’eurozona risaliva al settembre 2015.
A detta degli esperti, questi sono i segnali che la Bce aspettava per decidere nuove misure anti-deflazione, già preannunciate dal presidente Mario Draghi. Sicuro i dati, preoccupanti anche perché omogenei in tutto il Vecchio Continente, aumentano il pressing sull’Eurotower per un’azione incisiva e rapida, già nella prossima riunione, fissata per il 10 marzo a Francoforte. In Germania, Francia e Spagna, i Paesi euro che più contano, l’inflazione è pure negativa. «Il pericolo è senza dubbio la deflazione. Se i bassi prezzi energetici hanno effetti a lungo termine, dobbiamo intervenire: sembra questo il caso », avverte il governatore francese Villeroy de Galhau. Eurolandia – ormai non ci sono più dubbi- si allontana sempre più dall’obiettivo di una inflazione «vicina o uguale» al 2%, fissata dai target Bce. Di conseguenza, la riunione del 10 si sta caricando di aspettative: se andassero deluse, non sarebbe facile gestire il day after.
Tra le cause del grande freddo, valide per tutti, c’è il repentino calo delle quotazioni petrolifere nell’ultimo anno. Ma è scesa anche l’inflazione cosiddetta “core”, cioè esclusi i prezzi dell’energia. In Italia, nota l’Istat, la «forte» flessione tendenziale dei prezzi al consumo è ancora più significativa se si confronta con la dinamica positiva di febbraio 2015, quando tutti i tipi di prodotto segnarono una ripresa dei prezzi sul mese. Ora è l’esatto contrario: la discesa dei prezzi riguarda quasi tutti i prodotti e pure il cosiddetto “carrello della spesa”, cioè i prezzi alimentari, per la cura della casa e della persona (meno 0,4 su base annua). Coldiretti segnala un significativo meno 11% delle verdure che provoca effetti «devastanti» nelle campagne. Ma la preoccupazione è diffusa: dati «drammatici», dicono i consumatori, «allarmanti» (Federdistribuzione), «una doccia fredda» (Confesercenti) mentre il Codacons reclama subito «una terapia d’urto». C’è il rischio di un «avvitamento» dei comportamenti con spese e consumi fermi, con un impatto sulla ripresa. Possibili brutte notizie anche per i conti pubblici.
L’Istat calcola l’inflazione acquisita per il 2016 a meno 0,6%. Avverte anche che, se si escludono gli alimentari non lavorati e i beni energetici, la cosiddetta inflazione di fondo è sì positiva (+0,5%), ma in rallentamento rispetto al +0,8% di gennaio.
In questo contesto, Telecom decide di raddoppiare i costi delle chiamate da telefono fisso: da 10 a 20 centesimi al minuto. E’ previsto anche il ritorno dello scatto alla risposta per chi ha solo la linea telefonica di base.
Repubblica – 1 marzo 2016