Aumentano le possibilità di una revisione delle competenze distribuite ai commissari europei o addirittura di un rimpasto nella Commissione Juncker. Alcune audizioni parlamentari hanno indotto i gruppi politici a chiedere al presidente Jean-Claude Juncker modifiche alla compagine presentata in settembre. Ieri si sono svolte le audizioni di due vice presidenti, Frans Timmermans e Jyrki Katainen. Quest’ultimo è stato criticato perché parco di dettagli sull’atteso piano di investimenti.
Le audizioni di almeno sei commissari hanno provocato tensioni tra socialisti e popolari, i due partiti che sostengono il prossimo esecutivo comunitario. A tre commissari sono stati chiesti chiarimenti scritti. Uno è stato riconvocato, il britannico Jonathan Hill, responsabile per i servizi finanziari. Un altro è stato bocciato, o meglio l’ungherese Tibor Navracsics non è stato ritenuto idoneo ad avere il portafoglio per l’istruzione, la cultura e la cittadinanza.
Male è andata soprattutto Alenka Bratusek, ex premier slovena, chiamata a gestire da vice presidente della Commissione il progetto di unione energetica. «La persona non ha convinto nessuno – spiegava ieri un funzionario parlamentare -. Popolari e socialisti hanno chiesto a Juncker di sostituirla». Candidata è Tanja Fajon, una deputata slovena. Siccome quest’ultima non ha sufficiente anzianità è possibile un giro di poltrone, se Juncker decidesse di piegarsi alle richieste del Parlamento.
Una possibilità potrebbe essere di togliere a Navracsics la competenza della cittadinanza. Accusato di essere troppo vicino al nazionalista presidente ungherese Viktor Orban, questa scelta lo renderebbe più accettabile. Alla signora Fajon verrebbero affidati i trasporti (oggi nelle mani di Maros Sefcovic che assumerebbe il portafoglio della signora Bratusek e la vice presidenza). L’altra ipotesi sarebbe di dare i trasporti a Navracsics, trasferendo alla signora Fajon l’attuale portafoglio dell’ungherese e nominando comunque Sefcovic alla vice presidenza.
L’accordo grazierebbe il francese Pierre Moscovici, lo spagnolo Miguel Arias Cañete e l’inglese Jonathan Hill, tutti e tre criticati non poco. Qualsiasi cambiamento nella compagine comunitaria deve essere deciso dallo stesso Juncker. Una portavoce del presidente eletto si è limitata a spiegare: «Il signor Juncker è molto contento del modo in cui si stanno svolgendo le cose». Il tentativo è di trovare un accordo che permetta al Parlamento di fare la voce grossa e alla Commissione di salvare la faccia.
Nel frattempo sempre ieri i deputati hanno dato il suo benestare a Federica Mogherini ad Alto Rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza, mentre sono stati ascoltati dai parlamentari l’olandese Timmermans e il finlandese Katainen. Preso di mira è stato soprattutto quest’ultimo che non ha voluto, o potuto, dare dettagli sull’atteso piano di investimenti da 300 miliardi di euro che la nuova Commissione dovrebbe presentare in autunno, superato il voto di fiducia previsto il 22 ottobre.
Katainen ha ammesso che ci sarà, oltre a denaro privato, anche denaro pubblico, ma senza creare nuovo debito. Non ha specificato chiaramente se i fondi saranno nuovi o riciclati, provocando la viva reazione di molti socialisti. Interpellato dalla stampa, l’ex premier finlandese, accusato di essere troppo attento al risanamento dei conti pubblici, ha anunciato di lavorare a una interpretazione della flessibilità concessa dai Trattati con cui valutare l’andamento delle finanze pubbliche.
Timmermans, invece, è stato apprezzato dai deputati. Primo vice presidente della Commissione, responsabile della semplificazione amministrativa, l’attuale ministro degli Esteri olandese ha annunciato che «entro l’anno prossimo presenterà una lista di provvedimenti in attesa di approvazione da annullare». Anche con l’obiettivo di strizzare l’occhio agli euroscettici inglesi, ha promesso una revisione radicale della legislazione europea entro la fine del 2015.
Il Sole 24 Ore – 8 ottobre 2014