Alessandro Barbera. La regola aurea è troncare e sopire, sopire e troncare. «Questi sei mesi di governo sono stati una continua corsa ad ostacoli, si è caricata la legge di Stabilità di troppe aspettative». Roma, ieri sera, aula dei gruppi.
Sala affollata, clima relativamente disteso. Enrico Letta inizia la battaglia parlamentare sulla legge di Stabilità dal partito che nel merito gli darà più filo da torcere, il suo. In tv ci sarebbe Milan-Barcellona, ma il dovere chiama: «Meglio, così mi risparmio la sofferenza». Ha a disposizione una manciata di giorni per trovare fino a cinque miliardi di euro, metà per dare copertura alla seconda rata Imu di quest’anno (lo chiede il Pdl), metà li invoca il Pd (e non solo il Pd) per aumentare le disponibilità di bilancio nel 2014. Trovare cinque miliardi è quasi impossibile, di qui il tentativo di Letta di difendere il lavoro fatto fin qui e spostare più in là le aspettative. «Quest’anno è stato ancora segnato dal lavoro del vecchio governo, l’anno delle scelte compiute sarà il 2014. Per la prima volta da anni abbiamo più investimenti, scende la pressione fiscale (lo promette sulla carta, ndr) e considera i Comuni come alleati e non come nemici. Se finora abbiamo sempre avuto tagli, questa volta abbiamo tre miliardi di spesa aggiuntiva derivante dal cofinanziamento europeo».
Letta dice che la vecchia legge Finanziaria non c’è più, eppure sulla manovra si sta per abbattere una valanga d’altri tempi, almeno tremila emendamenti. La pressione è così forte che gli uffici del Senato hanno dovuto rimandare da oggi a sabato alle 12 il termine per il loro deposito. Il governo dovrà gestire tutto questo mentre il Pdl continua a dividersi sul suo destino e su quello personale di Berlusconi. Ancora il premier: «La legge può essere migliorata, il Parlamento può farlo». «Mi chiedono di avere coraggio. Io ce l’ho e ce lo metto tutto, ma chi governa l’Italia oggi deve dimostrare serietà e responsabilità». In cantiere ci sono fino a sei disegni di legge collegati alla legge di Stabilità su sviluppo, giustizia, ambiente, cessioni di partecipazioni e immobili. «Per ridurre il debito metteremo sul mercato quote di minoranza di società pubbliche».
Il vero problema da risolvere è che fare del taglio del cosiddetto cuneo fiscale, delle detrazioni in busta paga per i lavoratori dipendenti promesse con la bozza governativa. La soluzione di 14 euro medi mensili per tutti i redditi sotto i 55mila euro non piace a nessuno. Di qui la decisione di Letta di sparigliare: «A questo punto abbiamo di fronte a noi due strade». O «restringiamo la platea dei beneficiari» (si parla di 28mila euro), o «azzeriamo tutto e rimandiamo una riduzione più sostanziosa del cosiddetto cuneo a quando avremo altre risorse nel 2014, ad esempio attraverso l’accordo con la Svizzera sul rientro dei capitali». In quest’ ultimo caso «i 5 miliardi stanziati nel triennio per l’aumento delle detrazioni potrebbero essere utilizzati per la spesa sociale». L’aut aut di Letta ha il sapore della provocazione, di chi, stretto d’assedio, sa di non avere lo spazio per accontentare tutti. «L’ultima cosa che deve fare il Pd è alzare cento bandiere e poi lamentarsi che le sue priorità non sono passate».
Eppure l’ipotesi di cambiare schema è da ieri concretamente sul tavolo per almeno due motivi: risolve alla radice la polemica sull’efficacia del taglio, inoltre mette a disposizione risorse sufficienti per interventi più selettivi a favore dei cinque milioni di italiani più poveri (lo chiede il Pd), dei senza lavoro, dei pensionati colpiti dal blocco delle indicizzazioni e per rifinanziare la detassazione di straordinari e salario di produttività, punto caro al Pdl, alla Cisl e a Confindustria, che di una riduzione simbolica dell’Irap non sa che farsene. Insomma, da ieri Letta deve fare i conti anche con le richieste del partito di Berlusconi il quale – pur squassato dalle divisioni interne – è intenzionato a dire la sua. «Attendiamo anche noi la convocazione del premier per discutere delle nostre proposte», fa sapere il capogruppo Pdl Brunetta.
La Stampa – 7 novembre 2013