E’ partita il 15 marzo “Spid”, l’identità digitale voluta dal governo per tutti i cittadini, ed è in effetti già utilizzabile. Il Sistema pubblico dell’identità digitale (Spid) è adesso un po’ come uno dei primi treni a vapore. Partito, sì, e funzionante. Ma chissà quando arriverà alla sua vera destinazione.
Ad accettare questo metodo di accesso online, tramite password universali, sono al momento infatti solo Inps- comunque per ben 114 servizi- e la Regione Toscana. Per esempio possiamo usare il servizio che ci calcola la pensione futura, il pagamento online di contributi, il riscatto della laurea.
Inail doveva partire subito, ma se ne parlerà per fine mese. A seguire, l’Agenzia delle Entrate per il 730 precompilato, mentre entro giugno varie altre Regioni (Lazio, Liguria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Umbria) e i primi Comuni (Venezia, Lecce, Firenze).
Bisogna provare in prima persona per capire la portata (ma anche le difficoltà) di questa che si prospetta come una rivoluzione per l’uso dei servizi pubblici.
Nella nostra prova abbiamo scelto il modo più innovativo, al momento offerto solo da Infocert (uno dei tre fornitori di Spid, con Poste e Tim). Ossia il riconoscimento via webcam. Sul sito abbiamo compilato in pochi minuti il modulo di richiesta e poi atteso per fare una video chiamata con un operatore, che così ci ha identificati (ha visto i nostri documenti). Il metodo è consigliabile solo per chi è già pratico di video chiamate; costa inoltre 15 euro, mentre le altre modalità per ottenere Spid sono gratuite (ma meno comode oppure meno praticabili per tutti i cittadini). Possiamo infatti anche andare di persona in uno degli sportelli di Poste abilitati (ora sono 360) o negli uffici di Infocert in tre città (in futuro anche presso negozi Tim). Oppure richiedere l’identità via internet (sui siti dei tre fornitori) se siamo tra i circa 3 milioni di italiani ad avere una Carta nazionale dei servizi (Cns) attivata per i servizi online, una Carta d’identità elettronica o una firma digitale. Simile modalità facilitata per chi è un cliente Poste dotato già di strumenti di identificazione.
Ma poi ci danno subito l’identità digitale? Non è detto. Noi abbiamo aspettato tre giorni per le verifiche dei nostri dati. Alla fine, eccola: è un nome utente e una password a nostra scelta. L’accesso ad alcuni servizi, come quelli di Inps, richiede anche una password temporanea. Ci arriva via sms oppure la dobbiamo generare con l’app del nostro fornitore di Spid. Facile, ma all’inizio è poco immediato. Per esempio, sul sito di Inps ci vogliono parecchi clic prima di aprire la pagina dov’è possibile inserire i nostri dati Spid. Chi già accede a questi servizi con il pin di Inps tenderà a non cambiare abitudini. Il senso di Spid, come password universale, si manifesterà quindi solo con l’arrivo degli altri servizi (600 entro giugno; a breve anche i primi di aziende private, per esempio e-banking ed e-commerce). Toccherà pazientare ancora: il governo dà fino a febbraio 2018 alle amministrazioni per adeguare a Spid i propri servizi.
Repubblica – 24 marzo 2016