Con il via libera definitivo arrivato ieri a stragrande maggioranza dalla plenaria dell’Europarlamento cambiano le regole della Politica agricola comune (Pac). Dal 1° gennaio prossimo saranno modificati i quattro regolamenti alla base della prima politica economica europea, con molte novità nella gestione pratica degli aiuti che per l’Italia valgono 5 miliardi l’anno su un totale di 60 (il 38% dell’intero bilancio Ue). Le modifiche anticipano la grande riforma post 2020 il cui negoziato si è appena aperto a Bruxelles ma sulla quale grava l’incognita del futuro quadro finanziario europeo post Brexit. Queste, nel dettaglio, le novità che attendono le imprese agricole europee dal 2018.
Concorrenza
La rivoluzione principale riguarda il riconoscimento dell’eccezionalità del settore agricolo rispetto alle regole generali dell’Unione sulla concorrenza. Dal prossimo anno infatti le organizzazioni e le associazioni di produttori (Op e Aop) potranno pianificare la produzione nei rispettivi settori e soprattutto potranno contrattare, indipendentemente dai quantitativi, gli accordi di fornitura della materia prima con industria e grande distribuzione per conto dei propri soci. Questo è il passaggio chiave della riforma sul quale si è consumato l’ultimo scontro istituzionale tra la Commissione, restia come sempre a concedere deroghe sul funzionamento del mercato unico, e l’Europarlamento (il cui capo negoziatore è stato l’italiano Paolo De Castro). Finora, i negoziati collettivi sono stati consentiti solo in pochi settori (e spesso solo in seguito a pesanti crisi di mercato) come il latte, l’olio, le carni bovine o i cereali.
Gestione dei rischi
L’altro grande capitolo sul quale interviene la riforma sono le misure di gestione dei mercati. In particolare l’accordo prevede l’abbassamento dal 30 al 20% della soglia minima di danno necessaria per far scattare l’erogazione dei risarcimenti. Partendo dalla proposta della Commissione di abbassare la soglia di indennizzo contemplata per il nuovo meccanismo di stabilizzazione dei redditi settoriale, la riforma la estende anche alle assicurazioni, portando così al 20% la perdita di prodotto necessaria per l’attivazione, e innalzando dal 65 al 70% l’intensità del contributo pubblico, introducendo la possibilità di utilizzare nuovi indici economici per la misurazione delle perdite.
Giovani
I singoli Stati membri disporranno dal prossimo anno di una maggiore flessibilità nella definizione della figura di “agricoltore attivo”, vale a dire la persona che può ricevere sovvenzioni agricole dall’Unione europea. Si tratta di un limite pensato per evitare gli scandali del passato – denunciati dalla stessa Corte Ue – quando parte dei finanziamenti per il settore sono finiti a società non agricole (fino ad arrivare al paradosso dei campi da golf e circoli di equitazione), e integrato da una “black list” di soggetti esclusi dai benefici della Pac. Aumenteranno inoltre significativamente gli incentivi per i giovani agricoltori, con una maggiorazione dei premi che va dal 25 al 50% per i primi 25-90 ettari, per attrarre un numero maggiori di under 40 in un settore che invecchia sempre più velocemente (soprattutto in Italia).
Semplificazione
Il capitolo ambientale (il cosiddetto “greeneng”) è stato quello più contestato (è di ieri l’ultima bocciatura da parte della Corte dei Conti Ue) e di difficile applicazione della riforma del 2013. L’omnibus introduce un’ulteriore semplificazione rivedendo l’applicazione della diversificazione (che scatta solo per le aziende più grandi) e delle “Aree di interesse ecologico” (opere con valenza ambientale o paesaggistica da realizzare obbligatoriamente accanto alle coltivazioni) adattandole maggiormente alle esigenze delle aziende agricole senza comprometterne la funzione ambientale. Particolarmente importanti per l’Italia le novità per la risicoltura, esentata dai vincoli ambientali così come le colture azotofissatrici, come soia ed erba medica, delle quali viene riconosciuto e valorizzato il contributo ambientale.
Alessio Romeo – Il Sole 24 Ore – 13 dicembre 2017