L’allarme. Encefalite da zecche, ornitologo in gravi condizioni. Mai così tante sulle colline del trevigiano. Altre due persone colpite stanno superando la fase critica
Paolo Calia. Attenzione alle zecche: nelle zone collinari e montane della Marca i prati ne sono pieni. E anche semplici passeggiate ed escursioni senza le adeguate protezioni rischiano di diventare pericolose. L’allarme viene lanciato da più parti: da chi batte palmo a palmo la Pedemontana per motivi di studio o di semplice svago e da chi, in ospedale, deve prendersi cura dei dannosissimi effetti di un morso di zecca.
Al Ca’ Foncello, nel reparto di Malattie infettive, è ricoverato da qualche settimana un ornitologo cinquantenne con una grave forma di encefalite provocata da una zecca infetta. E stato morso mentre faceva osservazioni lungo il confine tra Treviso e Belluno e adesso le sue condizioni rimangono preoccupanti. Questa estate è già il terzo caso: i primi due però non sono stati così gravi. Il fenomeno viene monitorato già da un paio d’anni: la zecca sta diventando un problema. Le zone della Pedemontana e del vittoriose, nella fascia compresa tra i 300 e i 1500 metri, ne sono letteralmente invase. Anche l’asta del Piave, essenzialmente dove in primavera transitano le greggi, presenta popolazioni di zecche mai viste prima. Le zecche si possono attaccare in qualunque parte del corpo, si nutrono del sangue e iniettano un siero anticoagulante. Due le possibili conseguenze: una è la Borelliosi o Morbo di Lyme, infezione batterica che si manifesta entro trenta giorni con eruzioni cutanee, febbre e spossatezza, che però è facilmente curabile con antibiotici; diverse invece le conseguenza della Tbe, o Encefalite da zecca, sintomi con cui si sono presentati i tre casi affrontati al Ca’ Foncello questa estate.
Ha origine virale e colpisce il sistema nervoso centrale: la malattia si palesa dai tre ai venti giorni dal morso con febbre altissima e fortissimi mal di testa. La Tbe viene trasmessa da zecche che, in precedenza, sono state a contatto con animali come topi, ungulati o uccelli infetti. Si calcola che solo l’uno per cento delle zecche siano infette e quindi causa di encefaliti. Inoltre le conseguenze del morso variano da persona a persona: c’è chi rimane indenne e chi invece è meno fortunato. Ma questo non vuol dire abbassare la guardia. Il modo per prevenire i grossi guai legati alla Tbe esiste: un vaccino. Nel Bellunese, dove la piaga è ancora più intensa che nella Marca, viene dato gratuitamente. Nel sistema sanitario trevigiano invece è ancora a pagamento. Si tratta di tre iniezioni da fare a distanza di un mese le prime due e di otto la terza e costano, in tutto, circa 120 euro.
Il Gazzettino di Treviso – 21 agosto 2016