L’appeal in corsia. La mappa delle dimissioni “extra-territoriali”. Per un milione di ricoveri l’ospedale è “in mobilità”
Italia a più velocità anche sul fronte dell’appeal delle strutture sanitarie: l’indice di attrazione ospedaliera per quanto riguarda i ricoveri ordinari – misurato dal rapporto tra l’indice d’”immigrazione” di pazienti residenti in altra regione e l’indice di “emigrazione” in altra regione – vede sotto al livello «1» Rieti e Viterbo e molte province del Sud, in particolare siciliane.
Intorno all’indice «6» Bologna e Ravenna, seguite da Pisa e Milano. Circa un milione di persone ogni anno si muovono per i ricoveri ospedalieri e anche sul fronte sanitario le aree territoriali hanno differenti gradi di “attrazione”: alcune hanno forti flussi in entrata, altre in uscita. Molteplici le motivazioni di questa “mobilità”: vicinanza geografica construtturedialtreregioni, presenza temporanea in altre regioni, necessità di prestazioni non erogate nella propria regione o maggiore fiducia nei servizi ospedalieri di altre regioni.
Ilfenomenosulterritorioèmisurabile tramite due indici Istat: d’immigrazione (% di dimissioni di non residenti nella regione sul totale delle dimissioni di un’area) e d’emigrazione (% di dimissioni diresidenti in un’area in altra regione). Invece il rapporto tra il primo e il secondo indice (flussi in e flussi out) dà l’indice di attrazione di un’area.
A livello provinciale, considerando i flussi in entrata, si scopre così che a Isernia quasi la metà dei ricoverati è non è molisano. In diverse realtà del centro gli “arrivi” da altre regioni superano il 20%, a fronte di una media dell’8,4%: si tratta di Ascoli Piceno, Rimini, Terni, Arezzo, Bologna. Sono invece le province delle due isole a evidenziare il rapporto più basso tra ricoveri dal “continente” e totale dei soggetti ospedalizzati. Del resto le stesse realtà territoriali hanno bassi tassi di “uscita”, indice questo che la mobilità ospedaliera è influenzata anche da caratteristiche geografiche.
Sul fronte “emigrazioni”, sono i bergamaschi a dimostrarsi i più affezionati alle proprie strutture: menodel 2% va a farsi curare in altra regione. Percentuali basse in tutta la Lombardia e in EmiliaRomagna. AMaterainvece quasi il 30% sceglie di varcare i confinilucani, maancheLaSpezia, Isernia Teramo e Viterbo i “migranti” sono uno su quattro.
Il Sole 24 Ore – 4 agosto 2014