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Lavoro e pensioni, i dubbi europei: su licenziamenti servono dettagli.

Trentanove domande molto puntuali e dettagliate, che passano in rassegna tutti i temi affrontati nella lettera del 26 ottobre, compresi quelli più delicati: dai licenziamenti alle pensioni.

Gli uffici della commissione a volte chiedono chiarimenti, altre evidenziano lacune o suggeriscono ulteriori passi da fare.

Così, in materia di dismissioni si domandano dettagli sul piano da 5 miliardi l’anno, ad esempio per sapere se saranno cedute anche quote dei colossi di Stato. E anche sulla cifra. Bruxelles vuole sapere se tiene conto degli eventuali minori dividendi e delle maggiori spese per affitti.

Sulle pensioni, il questionario prende atto del fatto che nel 2026 sarà raggiunto sia per gli uomini che per le donne il traguardo dei 67 anni come età per la pensione di vecchiaia. Ma fa anche notare che quella data è lontana e che le attuali regole permetteranno ancora uscite «ad un’età relativamente giovane». Di qui il suggerimento di mettere in cantiere misure come «una stretta sui requisiti per le pensioni di anzianità, se non proprio la loro cancellazione» e una «più veloce transizione» per l’età di pensione delle donne.

In materia di riforma fiscale e assistenziale, l’attenzione è puntata sulle modalità con cui saranno applicati i principi esposti, ossia lo spostamento del carico fiscale dal lavoro ai consumi ed alle rendite immobiliari. E la do- manda diretta è se il governo intende reintrodurre l’Ici sulle abitazioni principali.

Alcuni questiti riguardano poi il tema dei fondi comunitari: si vuole sapere come l’Italia intende accelerarne l’uso, in particolare riguardo alle capacità amministrative delle Regioni del Sud, quale sarà l’importo della riduzione del cofinanziamento nazionale, quali saranno i settori che vedranno una riduzione del flusso a fronte dell’annunciato proposito di concentrare la spesa su educazione, banda larga e ferrovie.

Molto dettagliata è la griglia relativa al mercato del lavoro. Si chiede ad esempio se la spinta all’occupazione per giovani e donne verrà da leggi già esistenti o se al contrario ne saranno messe a punto di nuove; o se il credito d’imposta per le aree svantaggiate sarà una misura permanente o temporanea. Ma il questionario entra poi nel vivo dei nodi più politicamente delicati: chiedendo se le nuove regole sui licenziamenti per motivi economici riguarderà quelli individuali o quelli collettivi, e quali norme in particolare saranno riviste e ancora se è intenzione del governo ripensare l’alto numero di contratti attualmente esistenti (sarebbero 46). Su questo tema il governo potrebbe trovare difficile dare risposte in tempi immediati, vista la volontà di aprire un confronto con le parti sociali. Ugualmente i tecnici della Commissione vogliono sapere se la limitazione del ricorso ai contratti co.co.pro. avverrà attraverso nuovi vincoli legislativi o semplicemente con una revisione verso l’alto delle aliquote contributive, a scopo dissuasivo. E chiarimenti vengono richiesti anche sulla riforma dei sussidi alla disoccupazione.

Seguono quindi i quesiti su competizione, innovazione, semplificazione, giustizia, infrastrutture, tutti sempre molto particolareggiati: ad esempio si domanda se come sarà conciliata la riforma dei servizi pubblici locali con l’esito del referendum sull’acqua. Ce n’è anche per le annunciate riforme costituzionali: la richiesta è di avere dettagli ma anche informazioni sull’entità dei possibili risparmi.

Il Messaggero – 9 novembre 2011

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