Ma Bersani replica: non mi risulta, abbiamo dei dati differenti. Oggi incontro a Palazzo Chigi tra segretario Pd, premier e ministro
Fra taglio dell’Irpef e altre misure, la legge di Stabilità ha «effetti positivi» per il «99% dei contribuenti». Lo dice il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, aggiungendo che il «beneficio medio pro capite è di 160 euro» e può arrivare a 230 per la fascia di reddito fra i 25 mila e i 45 mila euro lordi l’anno. Ma le sue parole, pronunciate davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, innescano una polemica su dati, tabelle e statistiche che andrà avanti per tutta la giornata.
«Non sono d’accordo» dice subito Pier Luigi Bersani che oggi vedrà Mario Monti proprio per parlare del ddl. Secondo il segretario del Pd è «ardito» affermare che la legge «non pesi sulle condizioni di vita degli italiani».
Ma non è solo la politica a intervenire. Poco prima, davanti alle stesse commissioni ha parlato anche il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini. Ha detto che ad avere meno vantaggi dalle scelte del governo saranno le «famiglie con figli» specie se sono piccoli. E che l’aumento dell’Iva, che indirettamente serve a coprire il taglio dell’Irpef, «complessivamente interesserà l’80% della spesa per consumi». Grilli dice invece che riguarda il «50% dei consumi».
Perché questa differenza? Questione di banche dati diverse, dice Grilli, e ad aumentare i dubbi c’è anche un dossier dei tecnici della Camera. Dice quel documento che le stime sull’Irpef contenute nella relazione tecnica della legge di Stabilità si basano su dati vecchi, sui redditi del 2009. E che usando le tabelle più recenti, già disponibili, il calo del gettito sarebbe non di 5,7 miliardi ma di 6,2. Un rebus. Con altre due voci che fanno da contrappunto al quadro disegnato dal governo. Sempre davanti alle stesse commissioni parla Salvatore Rossi, direttore generale della Banca d’Italia. Ed è lui a dire che «potrebbe essere prudente prevedere, eventualmente in primavera, quando sarà riconsiderato il profilo programmatico e qualora la ripresa dell’economia già si preannunciasse, contenute misure correttive, auspicabilmente connesse con il processo di revisione della spesa». Un’altra manovra, insomma. Perché se la legge di Stabilità assicura il pareggio di bilancio nel 2013 non è sicuro che lo stesso si possa dire per gli anni successivi. L’altra voce è quella del presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino. È vero, dice, che con la legge di Stabilità la politica «appare orientata a un alleggerimento del carico fiscale». Ma subito dopo aggiunge che quanto uscito dalla porta potrebbe rientrare dalla finestra con «aumenti impositivi che le amministrazioni locali potrebbero deliberare per compensare gli ulteriori tagli di spesa o i nuovi aggravi derivanti dal disegno di legge».
Oggi toccherà ai due relatori, Renato Brunetta (Pdl) e Pier Paolo Baretta (Pd), avviare il dibattito. Con i partiti tutti in pressing a chiedere modifiche: «Noi chiediamo di togliere i tagli alle aliquote dell’Irpef — dice per l’Udc Gian Luca Galletti — eliminando in cambio tetto e franchigia alle deduzioni. E poi correggere le regole sulle pensioni di guerra, sull’Iva per le cooperative e sulla tassazione agricola». Ieri l’Udc ne ha parlato proprio con Grilli: «Non si è detto contrario sull’impostazione generale — racconta Galletti — ma sugli strumenti da usare staremo a vedere».
Corriere della Sera – 24 ottobre 2012