Ultime discussioni Nelle liste 50% di donne Non passa la norma che avrebbe ammesso comunque le liste che avessero l’8% in almeno tre Regioni
È passato per un travaglio complicato sino all’ultimo ma l’Italicum ha visto finalmente la luce. A sera il testo della legge elettorale depositato in commissione Affari costituzionali alla Camera con la firma congiunta di Pd, Forza Italia e, sorpresa, anche del Nuovo centrodestra, consegna alcune novità non trascurabili, frutto del lavoro di limatura degli sherpa. Buona parte dei problemi emersi ha trovato uno sbocco utile, come nel caso della presenza paritaria di maschi e femmine nelle liste. Ma è dal terreno più strettamente politico che sono arrivate le sorprese maggiori, se si considera l’esclusione della possibilità di presentare candidature plurime che certo qualche mal di pancia causerà ai partiti più piccoli. O lo stop alla richiesta (venuta dal Pd) di stabilire una soglia sotto la quale non computare il contributo alla coalizione delle micro-liste: tutti i voti dei partiti, non importa se raggiungano o meno il tetto del 5%, varranno ai fini del risultato complessivo per l’accesso al premio di maggioranza (Forza Italia plaude). O la ancora più controversa questione della clausola «salva-Lega» scomparsa nell’ultima versione malgrado il pressing degli uomini di Berlusconi, sebbene fosse stata inserita inzialmente a protezione dei partiti radicati in alcune Regioni dalla tagliola delle soglie di sbarramento nazionali.
Sin dall’inizio gli sforzi dei contraenti “maggiori”, Pd e Forza Italia, si erano concentrati sulla messa a punto di un meccanismo che evitasse l’imbarazzo di non avere un vincitore certo all’indomani del voto, come accaduto per esempio all’ultimo 7 Con collegi plurinominali, si intendono quelle circoscrizioni elettorali che durante una votazione esprimono due o più seggi, a differenza dei collegi uninominali. Nella nuova legge elettorale a ogni collegio «è assegnato un numero di seggi non inferiore a tre e non superiore a sei» e ciascuna lista non può essere formata da un numero di candidati superiore ai seggi assegnati. giro. Ossia combinare un insieme di fattori «majority assuring», per dirla in gergo tecnico, attribuendo al vincitore la maggioranza assoluta dei seggi. Con la previsione di una soglia e di un premio non più illimitato per venire incontro, al contempo, ad alcune delle riserve poste dalla Consulta a base della bocciatura del Porcellum. Nell’Italicum l’intesa raggiunta prevede che la lista (o anche la coalizione) con almeno il 35% dei voti si aggiudichi un premio di maggioranza del 18%. Al numero dei seggi ottenibile in ragione del premio esiste però un tetto: in qualunque caso, si legge nella proposta che verrà votata domani, non si potrà andare oltre un tot (il 55% del totale). Soltanto nell’eventualità che nessuno dei contendenti arrivi al 35% dei voti si darà luogo a un secondo turno fra le prime due liste (o coalizioni) ma, precisa lo schema, senza apparentamenti al momento del ballottaggio. Chi risulta vincente si accaparra un premio pari al 53% dei seggi mentre i rimanenti vengono distribuiti proporzionalmente tra tutti gli altri. Così, alla Camera l’effetto un po’ singolare a primo acchito è che alla lista (o coalizione di liste) che abbia ottenuto il maggior numero di voti al turno di ballottaggio viene assegnata una quota di seggi pari a 327. Meno di quelli in palio per una vittoria al primo turno (dove si può arrivare a conquistarne fino a 340). Molto si è poi discusso tra le forze politiche delle soglie di sbarramento necessarie a entrare in Parlamento. Tenendo da parte i seggi del premio la quota restante viene infatti distribuita su base nazionale. Per partecipare all’assegnazione i partiti che optano per una coalizione devono tuttavia superare il 5% (prima era il 2%) mentre se si decide di andare in solitaria la soglia passa all’8%. Ma per poter utilizzare la soglia più bassa del 5% occorre che la coalizione arrivi al 12%. Alle vecchie circoscrizioni si sostituiscono poi i «collegi plurinominali» il cui disegno definitivo attenderà qualche giorno ancora prima di essere conosciuto, mancando il relativo allegato. In ognuno di essi «è assegnato un numero di seggi non inferiore a tre e non superiore a sei» e ciascuna lista non può essere formata da un numero di candidati superiore ai seggi assegnati. Come detto all’inizio, «nessun candidato può essere incluso in liste con il medesimo contrassegno o con diversi contrassegni in più di un collegio plurinominale». Saranno però possibili eccezioni al tetto massimo dei sei seggi, dal momento che nell’articolato trova spazio la postilla «fatti salvi gli eventuali aggiustamenti in base ad esigenze derivanti dal rispetto di criteri demografici e di continuità territoriale». Sulla scheda compariranno il simbolo di lista, insieme a nome e cognome dei candidati.
Il Sole 24 Ore – 23 gennaio 2013