L’organismo anti-corruzione di Strasburgo chiede misure efficaci per assicurare l’accesso dei cittadini ai documenti
La Pubblica amministrazione italiana ha ancora molta strada da fare in materia di trasparenza. Nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi anni, l’accessibilità ad atti e documenti da parte dei cittadini continua ad essere condizionata da alcune carenze che, spesso e volentieri, possono dare vita a episodi di corruzione. Sono queste, in buona sostanza, le osservazioni del Greco (Gruppo di Stati contro la corruzione, un organismo nato in seno al Consiglio d’Europa) contenute nell’ultima relazione sulla trasparenza dell’attività della pubblica amministrazione, predisposta dalla commissione per l’accesso ai documenti amministrativi e che Palazzo Chigi ha trasmesso in questi giorni al Parlamento. Tra le raccomandazioni del Greco contenute nella relazione ne risultano alcune «non adempiute», vale a dire i nodi che le amministrazioni locali devono ancora sciogliere per giungere a un livello di trasparenza soddisfacente. Innanzitutto l’organismo con sede a Strasburgo chiede a governo e istituzioni di adottare misure ad hoc «per assicurare che le amministrazioni locali rispettino i requisiti previsti per l’accesso alle informazioni da loto detenute». Nelle considerazioni Strasburgo suggerisce inoltre di rivedere l’obbligo per i cittadini di motivare le istanze di accesso ai documenti, chiedendosi se tale requisito «non limiti indebitamente la possibilità del pubblico di valutare le funzioni amministrative laddove la conoscenza di un modello o pratica di singole decisioni potrebbe fornire informazioni rilevanti rispetto a un’eventuale corruzione». Infine, per il Greco occorrerebbe evitare che i ricorsi di cittadini cui è stato negato l’accesso agli atti finissero davanti ai tribunali amministrativi perché «già oberati di arretrati». Per questo la scelta migliore consisterebbe nel dare alla commissione sull’accesso «il potere di ordinare all’organo amministrativo, a seguito di un’udienza, di consentire l’accesso alle informazioni». E per favorire la lotta alla corruzione (che secondo recenti stime della Corte dei conti costa all’Italia tra i 50 e i 60 miliardi all’anno) il Greco chiede l’istituzione «un adeguato sistema di protezione per coloro che in buona fede denuncino sospetti di corruzione nell’ambito della pubblica amministrazione», così da incentivare le segnalazioni su eventuali casi di malaffare. Nelle sue osservazioni l’organismo europeo non manca però di riconoscere i miglioramenti messi in atto dall’Italia in questi ultimi anni sull’onda della riforma Brunetta. A questo proposito, la commissione ha ribattuto alle critiche del Greco sottolineando in un passaggio come l’accessibilità ai documenti risulti già assicurata nonché «soddisfatta a livello legislativo». (riproduzione riservata)
Mf – 21 dicembre 2012