L’inchiesta. Quote latte e tangenti, allevatori veneti nel mirino
Si allarga il fronte di indagine della procura milanese. L’ipotesi dei pm: fondi neri per i politici. E a Vicenza contro-esposto dei Cobas in procura
MILANO — Soldi dovuti allo Stato per lo sforamento delle cosiddette quote latte, trattenuti dai produttori per pagare politici o funzionari pubblici, al fine di assicurarsi la possibilità di vendere il latte in eccesso o più semplicemente di evitare i controlli. Ma anche fallimenti condotti ad arte per distrarre fondi neri da girare sempre alla politica. Sono corruzione e (novità) bancarotta le ipotesi di reato su cui il pm milanese Maurizio Ascione sta lavorando, nell’ambito della nuova inchiesta sulle cosiddette «quote latte» (la stessa per la quale tre giorni fa è stato sentito, come persona informata sui fatti, e in qualità di ex ministro dell’Agricoltura, il governatore Luca Zaia). La procura, che al momento procede a carico di ignoti, starebbe valutando tuttavia la posizione di vari politici e di vari produttori, anche del Veneto; e nei prossimi giorni sarebbe intenzionata sentire proprio alcuni di loro.
L’indagine è partita lo scorso settembre, dopo che il tribunale di Milano ha condannato per truffa e peculato alcuni allevatori lombardi (tra questi Alessio Crippa, presidente della cooperativa «La Lombarda», uno degli esponenti dei Cobas vicini alla Lega che nel 2002 e nel 2003 bloccarono alcune arterie del Nord per protesta contro il sistema delle quote latte), accusati di essersi trattenuti negli anni oltre 100 milioni di euro, che sarebbero dovuti andare allo Stato come prelievi supplementari per il superamento delle quote latte. Gli inquirenti sospettano che parte di quei soldi possa essere finita proprio ad alcuni politici di riferimento per «alleggerire » la posizione degli allevatori non in regola. Ma non solo. Per la procura meneghina il sospetto ulteriore è che lo stesso sistema fosse adottato anche in altre regioni, a cominciare proprio dal Veneto (a metterla in allerta i casi di alcune cooperative di produttori di latte, che si sono visti togliere dalla Regione Veneto il riconoscimento di «primi acquirenti» per il mancato versamento di circa 200 mila euro di sanzioni. Stessa sorte capitata alla «La Lombarda»). Difficile sapere al momento a quali aziende o a quali produttori si riferiscano gli inquirenti. Si vedrà nei prossimo giorni.
Intanto, però, una parte dei produttori che hanno sforato le quote latte torna al contrattacco. Sempre ieri si è venuto a sapere che un gruppo di allevatori, difeso dall’avvocato Consuelo Bosisio, legale impegnato in prima fila da anni sulla questione delle quote latte, ha presentato nei giorni scorsi un esposto alla procura di Vicenza. Secondo loro esisterebbero condotte «truffaldine» nella gestione delle quote latte da parte della Agea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura, che avrebbe estrapolato un dato non corretto per eccesso con riferimento alla individuazione del numero dei capi di bestiame produttori di latte, che avrebbe a sua volta determinato una non corretta quantificazione delle cosiddette quote latte. Cioè la colpa dei mancati versamenti non sarebbe loro, ma dell’Agenzia dello Stato che ha sbagliato a fare i conti. Tale non corretta quantificazione, sempre secondo gli allevatori, avrebbe a sua volta determinato la comminazione di sanzioni sia ai singoli produttori, per aver sforato la singola quota latte attribuita, che da parte della Comunità Europea allo Stato italiano per non aver consentito una sovrapproduzione di latte a livello nazionale. Lo stesso esposto, contenente anche i documenti relativi all’indagine svolta nel 2010 dal nucleo politiche agricole e alimentari del comando dei carabinieri, indagine commissionata dallo stesso ex ministro Zaia per verificare l’esattezza dei conteggi dell’Agea, era stata consegnata a gennaio dallo stesso gruppo di allevatori nelle mani del prefetto di Verona Perla Stancari.
Giovanni Viafora – Corriere Veneto – 18 maggio 2012