di Cesare Fassari. Confesso che ormai pensavo di essere rimasto il solo a sostenere che in sanità, ultimamente, girano troppi dati sparati a casaccio e basati su rilevazioni quanto meno dubbie. Riassumo quelli più eclatanti, tutti e tre derivati da indagini e sondaggi che hanno misurato la “percezione” dei fenomeni (sui cittadini o sugli addetti ai lavori) e non su dati statistici oggettivi, che ormai girano come un mantra in diversi convegni e ripetuti, strumentalizzandoli a proprio uso e consumo da destra a sinistra dai politici:
– sprechi e corruzione: più di 22 miliardi l’anno (Ipse e Sanità e Gimbe, 2017);
– medicina difensiva: 13 miliardi (indagine dell’Ordine dei medici di Roma, 2010);
– italiani che rinunciano alle cure perché non hanno i soldi: 12,2 milioni (Censis, 2017).
Mi fermo qui. Ma ce ne sono altri, come i 20 miliardi che, in questo caso, si potrebbero risparmiare con la sanità digitale, emersi da diverse dichiarazioni del Direttore generale della Comunicazione Digitale e Tecnologie presso la Commissione Europea a Bruxelles (sarà vero? Nessuno può dirlo perché non sono stati resi noti i dettagli di questa fiduciosa prospettiva).
Anche perché, sia nel caso di Ispe Sanità che di Gimbe, il dato (stranamente coincidente…) si basa a sua volta su stime di studi USA da collocare in un sistema molto diverso dal nostro e che spende per la sanità tre volte la percentuale di Pil che spendiamo noi.
Come è vero che la medicina difensiva un costo ce l’ha. Ma immaginare anche in questo caso che “bruci” 13 miliardi ogni anno (circa il 10% della spesa) non sta né in cielo né in terra e infatti non esiste alcun dato certo su questo fenomeno tranne, ancora una volta, una stima frutto di un’indagine sulla “percezione” del fenomeno su poco più di 2.700 medici svolta sette anni fa!
Come è vero che molti italiani hanno difficoltà a sostenere alcune spese sanitarie. Ma possiamo immaginare che in tale condizione si trovi un italiano su quattro come scrive il Censis nel suo studio? Non è molto plausibile, primo perché il nostro Ssn garantisce (magari male, figuriamoci…) un paniere di prestazioni (farmaci compresi) tra i più ricchi del mondo.
Ma anche perché, in questo caso, un dato di riscontro esiste ed è quello dell’Istat che stima che gli italiani in difficoltà economica siano non più del 9,5% e cioè circa 5,7 milioni, meno della metà di quelli indicati dal Censis.
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15 giugno 2017