La Ue ha recentemente sospeso il divieto delle farine animali per i pesci. La proibizione introdotta ai tempi della “mucca pazza”. La decisione è discutibile, la tempistica certamente infelice.
Giovedì, l’Unione europea ha annunciato che, a partire dal primo giugno, si potranno nutrire i pesci d’allevamento con farine animali. In realtà la decisione risale al 18 luglio e non è un permesso, ma la revoca di un divieto: l’utilizzazione delle farine per i ruminanti era stata proibita nel 1997 a causa dei rischi di contaminazione da encefalopatia spongiforme bovina, alias «malattia della mucca pazza». E nel 2001 il divieto era stato allargato a tutti gli animali, compresi quindi i pesci. È questo secondo divieto che è stato abolito. Ma Bruxelles lo ha reso noto proprio nel momento in cui l’alimentazione è al centro di uno scandalo che si allarga ogni giorno di più ed esplode ormai in gran parte dell’Europa, esclusi per una volta proprio i già biasimati Paesi del Sud, come l’Italia. Le lasagne che nitriscono, insomma la carne di cavallo trovata in prodotti surgelati che avrebbero dovuto contenere solo quella di bue, non mettono in pericolo la salute. Ma sono una frode ai danni del consumatore, un’evidente falla nei controlli e il «caso» alimentare più grave degli ultimi anni. Non stupisce quindi che il via libera alle farine abbia scatenato polemiche violentissime. Frédéric Vincent, portavoce di Tonio Borg, il commissario europeo per la protezione dei consumatori, spiega che l’epidemia della mucca pazza è ormai un ricordo e «il rischio di trasmissione del virus fra non ruminanti è trascurabile, nella misura in cui il cannibalismo è evitato». Insomma, non si potranno nutrire i pesci con farina di pesce. «Non si sono mai visti dei pesci attaccare dei maiali», ribatte il portavoce della protesta, l’eurodeputato verde José Bové, leader contadino dei no global francesi e celebre per i suoi fantasiosi blitz contro le coltivazioni Ogm, i McDonald’s e l’equivalente francese del reality show «La fattoria». Bové chiede che venga introdotta sulle etichette la menzione «nutrito con (o senza) farine animali» e minaccia il boicottaggio del pesce d’allevamento. Tanto più che la Commissione europea non intende fermarsi lì. Il divieto di dar da mangiare farine animali sarà tolto anche per pollame e maiali (sempre evitando il cannibalismo), ma non prima del 2014. È chiaro che si vuole prima valutare la reazione di produttori e consumatori. Per esempio, l’Associazione di acquacoltura francese ha già fatto sapere che approfitterà del permesso solo «sulla base di un consenso sociale e unicamente con delle garanzie di tracciabilità totale». Proprio quelle che sono mancate nel caso delle lasagne surgelate cucinate con la carne dei cavalli romeni. Ormai non si tratta più solo di lasagne. Il quotidiano bollettino dello scandalo segnala dei tortellini al cav a l l o n e i s u p e r mercati austriaci. In Danimarca si indaga sulla pizza al cavallo. Altre lasagne equine sono state trovate in Norvegia, idem in Bulgaria. Bistecche con il trucco sono state vendute in Irlanda, anche nelle mense di scuole e ospedali. Secondo lo «Spiegel», in Germania ci sono 144 tonnellate di carne sospetta in 359.722 confezioni di lasagne e tortelloni (la solita precisione tedesca). E lo scandalo si amplifica anche in Francia, Svezia, Regno Unito, Paesi Bassi e Svizzera, tanto che l’Europol è stata incaricata di coordinare le indagini nazionali.
ALBERTO MATTIOLI corrispondente da Parigi La Stampa – 19 febbraio 2013