di Alberto Magnani. Gli inglesi ci hanno sempre scherzato su. «Cosa non ti manca dell’Isola, quando sei lontano? Il pranzo». Che la British Cuisine non brilli, né in patria né all’estero, è noto. Ma da qui all’ultimo scandalo scaricato sulla maggioranza di David Cameron, il passo è lungo: negli ospedali del Regno Unito si mangerebbe «peggio che in carcere».
Lo ha evidenziato la Campaign for Better Hospital Food, una sigla di 99 organizzazioni nazionali che si batte per l’introduzione di «standard nutrizionali, ambientali ed etici» nei poli del National Health Service, il sistema sanitario nazionale diviso in quattro tra Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord. Ma soprattutto è emerso che la stragrande maggioranza dei cibi serviti ai pazienti negli ospedali britannici non passerebbe l’esame del “semaforo”, l’etichetta che nei supermercati “bolla” come poco salutari i cibi ricchi di grassi e zuccheri. E che sta penalizzando senza ragione molti prodotti del made in Italy. Oltre ad essere pubblicamente denunciata come pratica discriminatoria da parte di 16 paesi Ue.
Mangiare in ospedale? Meglio di no
Il sorpasso degli istituti penitenziari nei “meal” serviti a colazione, pranzo e cena è solo l’ultimo stralcio di una contesa che dura da anni. Le pietanze servite ai pazienti nelle strutture Nhs, a quanto rivela la Campaign for Better Hospital Food, sono così scadenti nei valori nutrizionali da farsi preferire quelli previsti nelle patrie galere e nelle mense scolastiche. Anzi: nelle equivalente delle nostre scuole e licei, non sarebbe «legalmente possibile» servire portate con contenuti di sale e grassi fuori da qualsiasi norma salutare. Basterebbero un paio di dati: ogni giorno, 82.192 piatti «finiscono nel cestino» dopo il primo assaggio. E quasi 7 dipendenti Nhs su 10 si rifiuterebbero, o «sarebbero infelici» di imbattersi nelle stesse portate confezionate per i propri pazienti.
Meno “sostenibili” di McDonald’s
Cosa non quadra? Le statistiche dell’associazione, ribattute dalla stampa generalista e di settore, evidenziano uno squilibrio totale negli ingredienti di tutto quello che passa sui carrelli Nhs, dal bacon alle amatissime pastries di sfoglia e carne. Un’indagine svolta su 25 pasti serviti in poli ospedalieri ha rivelato che in almeno tre casi su quattro scatterebbe il «semaforo rosso» per eccesso di grassi saturi, secondo le soglie d’allarme calcolate dalla Food Standard’s Agency. Non va meglio con il dosaggio di sale: in 15 casi su 25, le pietanze risultavano contenere un quantitativo maggiore a quello dei Big Mac. E a dirla tutta, un eventuale confronto sull’impatto ambientale di pranzi e cene giocherebbe a favore del gigante dello storico brand di hamburger e patatine: «Il cibo servito negli ospedali è generalmente meno environmentally friendly (sostenibile, ndr) di quello servito da McDonald’s – spiega l’associazione -. Questo perché il gigante dei fast food serve più cibo organico, pesce sostenibile e addirittura the e caffè equosolidali come richiesto dagli standard governativi per gli acquisti. Che non sono obbligatori per gli ospedali».
Downing Street tace
Alexander Jackson, coordinatore di Campaing for Better Hospital Food, si è detto «stanco delle scuse» diffuse da Downing Street per non «introdurre dei parametri obbligatori sulla qualità del cibo». Daniel Poulter, chiamato in causa nella sua doppia veste di ministro della Salute Tory e medico, respinge l’addebito. «Ci sono molti caso di cibo eccezionale negli ospedali Nhs – ha dichiarato al Daily Mail, che lo interpellava sul poco gradito “sorpasso” delle carceri – Anche se in effetti c’è troppa differenza tra zone del paese. Siamo d’accordo con il principio di standard di qualità. Ma non pensiamo che la giusta strada per procedere sia quella legislativa».
Food24 – 17 dicembre 2014