Gilberto Corbellini. È singolare che l’Europa, dove è nata la scienza, ma soprattutto Mendel e generazioni di genetisti agrari che nel Novecento hanno salvato miliardi di vite stia per schiantarsi contro l’irrazionalismo politico anti-Ogm. L’accordo tra i ministri Ue previsto per la prossima settimana segnerà quasi di certo la fine della ricerca di una politica comune e ognuno deciderà come vuole sul proprio territorio.
Non è un bel segnale per il futuro dell’Europa, che, se si disgrega su una questione così elementare, non ha più gli strumenti intellettuali per sopravvivere come entità politica. Eppure, ecco 10 fatti che sarebbe bastato riconoscere come veri per evitare di soccombere nell’economia agroalimentare globale.
1. Gli Ogm non sono meno naturali o più innaturali. I cibi derivano da piante o animali, cioè devono le loro caratteristiche commestibili e nutrizionali al Dna. Questi tratti sono il risultato di migliaia di anni di mutazioni casuali e incroci sessuali, su cui hanno lavorato la selezione naturale o quella artificiale. I geni non sono «cose pericolose» ma la base della vita e, poiché il codice genetico è universale, non è contronatura trasferire in condizioni controllate geni tra organismi appartenenti a specie o regni tassonomici diversi.
2. Le tecnologie per fare Ogm sono più sicure. Il Dna è un sistema di memoria universale sempre meglio descritto dalla ricerca ed è lavorando nel rispetto della natura biochimica della vita che i ricercatori ottengono modificazioni o miglioramenti più controllati e sicuri di quelli che avvengono naturalmente o usando tecniche tradizionali.
3. Le tecnologie per fare Ogm sono più efficaci. L’ingegneria genetica ha messo sotto controllo quello che la natura fa senza alcun progetto, nel senso che usa metodi biologici esistenti o inventati per ottenere modificazioni genetiche d’interesse scientifico o commerciale, in modi più mirati e puliti.
4. Le procedure di controllo degli Ogm sono affidabili. La sicurezza di cibi e piante ingegnerizzati è garantita da controlli previsti a tutela della salute e dell’ambiente. Diversamente dai prodotti cosiddetti tradizionali e biologici, le modificazioni indotte nelle piante Ogm sono sottoposte a controlli caso per caso. Il sistema di regolamentazione europea è tra i più restrittivi.
5. Il principio di precauzione blocca la ricerca. Sia per alimenti e piante ingegnerizzati sia per cibi e piante ottenuti con metodi di coltivazione tradizionali, biologici o biotecnologici, non esiste un livello di sicurezza del 100%. Chiedere, come si fa sulla base del principio di precauzione, che si dimostri l’assenza di rischi prima di intraprendere un’innovazione tecnologica è irrazionale. Eventualmente il principio di precauzione andrebbe applicato all’agricoltura e ai cibi biologici.
6. Non esistono prove che gli Ogm comportino rischi sanitari o ambientali. Gli Ogm e quindi quelli ottenuti con biotecnologie molecolari, insieme con i cibi irradiati, per ragioni igienico-sanitarie sono sottoposti in Europa a una valutazione tecnico-scientifica dall’Efsa (con sede a Parma).
7. Gli Ogm saranno le piante del futuro. Nel settore commerciale sono poche le piante geneticamente ingegnerizzate (mais, soia, cotone, colza, papaia, zucca, erba medica, barbabietola, pomodoro, pioppo, peperone e patata), ma molte sono in fase di sviluppo, mentre sono in arrivo riso e grano geneticamente migliorati. I principali tratti modificati sono la resistenza a patogeni, parassiti ed erbicidi, utili per aumentare la sostenibilità delle produzioni, ma sono pronti tratti migliorati di tipo nutrizionale (come il golden rice con vitamina A e soia con omega-3) e altri per affrontare la resistenza alla siccità e migliorare gli effetti fertilizzanti.
8. Le biotecnologie possono valorizzare la biodiversità. Esiste una riserva mondiale di germoplasma (milioni di esemplari raccolti dalle stazioni sperimentali), che con le biotecnologie molecolari può essere esaminata per identificare e selezionare materiale genetico antico, con cui diversificare i miglioramenti, disponendo così di una maggiore variabilità genetica.
9. Gli agricoltori italiani sono ingannati e danneggiati. Non è costituzionale, in un Paese che riconosce la libertà d’impresa, vietare la coltivazione di piante che non presentano rischi per salute e ambiente. In ogni caso esistono metodi efficaci per assicurare la coesistenza tra coltivazioni tradizionali e Ogm. E’ un controsenso che in Italia si importino prodotti, in particolare mangimi Ogm, perché sono di migliore qualità, per alimentare la filiera dei prodotti Dop e Igp, e allo stesso tempo si vieti la coltivazione di mais e soia Ogm che consentirebbe agli agricoltori di produrre gli stessi mangimi acquistati da Argentina e Brasile.
10. Gli Ogm sono preferiti perché migliori. I coltivatori nel mondo li scelgono sempre di più e l’unico motivo a preoccuparli sono le risposte del mercato. Fino al 2013 la superficie coltivata con Ogm cresceva di oltre il 10% all’anno e si è arrivati a 180 milioni di ettari. E non è vero che i contadini indiani sono stati danneggiati dal cotone Ogm (il Bt): il problema che devono affrontare è la siccità, contro cui sia le varietà tradizionali sia quelle Ogm nulla possono. Ma il Bt assicura raccolti migliori.
La Stampa – 4 giugno 2014