Quanto deve essere grande una vongola per essere della giusta misura? La domanda può apparire peregrina, ma è stata al centro di diversi incontri al ministero delle Politiche agricole, che ha commissionato uno studio in proposito all’Università di Bologna. I risultati sono attesi a breve. L’Unione Europea non ha dubbi e vieta la pesca delle vongole sotto i 2,5 centimetri: è questa la grandezza minima, secondo i loro esperti, per garantire che i molluschi abbiano raggiunto l’età riproduttiva e abbiano quindi avuto il tempo di dar vita a nuove «reclute» (la prole) prima di finire in padella.
I pescatori dell’Adriatico, però, non sono d’accordo, già all’inizio dell’anno per protestare hanno radunato i loro pescherecci provenienti da Chioggia, Pellestrina e Venezia davanti alla Capitaneria di porto del capoluogo veneto, e hanno più volte fatto presente al Ministero che la misura è eccessiva. Chiedono di poter pescare i molluschi più piccoli e vogliono — ha spiegato il presidente dei Consorzi di gestione delle vongole di Chioggia Marco Boscolo — che l’Unione Europea porti «ad almeno 2,3 centimetri il limite di pezzatura, visto che già a 2 la vongola è adulta e quindi riproduttiva». La giustificazione addotta dai vongolari al Ministero sarebbe che tanto oltre quella taglia nell’Adriatico non crescono: né la ormai quasi scomparsa verace né la specie che l’ha sostituita, la Venerupis philippinarum (la «vongola filippina»), arrivata dall’Oriente con l’acqua di sentina dei mercantili. Le ipotesi che circolano, chiariscono fonti ministeriali, sono le più varie: dal surriscaldamento globale all’inquinamento. «Bruxelles non ha detto no, ma bisogna produrre una relazione seria. Purtroppo a volte ci sono tentazioni ambientaliste o di altre genere che impediscono di affrontare il problema come si deve» dichiara sul Secolo XIX di ieri Eros Bocchini, amministratore della Copromo di Fano, società del settore da 8 milioni di fatturato all’anno. Da qui la ricerca commissionata dal Dicastero per identificare età riproduttiva e giusta taglia. Ma per qualcuno il mistero non c’è: «È come dire che i polli non crescono più perché si prendono i pulcini: se le vongole non aumentano di taglia è perché vengono pescate prima — ribatte Roberto Danovaro, professore di Biologia ed Ecologia marina all’Università Politecnica delle Marche —. Le vongole filippine sono abituate a mari più caldi del nostro e non esiste un caso documentato di nanismo dovuto ai cambiamenti climatici». Oltretutto la norma europea è in vigore dal 1968: com’è che la questione ( che riguarda un giro d’affari da 60 milioni di euro all’anno) viene fuori solo ora? Una risposta l’ha data all’indomani delle prime manifestazioni la Federcoopesca in una dichiarazione all’Ansa: «La goccia che ha fatto traboccare il vaso è il Regolamento comunitario dei controlli che ha intensificato l’azione delle forze dell’ordine».
Elena Tebano – Il Corriere della Sera – 13 aprile 2015