«I singoli punti si possono affrontare, ma non credo che ci saranno molti stravolgimenti». Matteo Renzi interviene al Tg1 e ribadisce che la legge di stabilità «per la prima volta non chiede agli italiani ma restituisce». Nella direzione indicata dal premier si inserisce il lavoro di governo e maggioranza su emendamenti mirati da introdurre in Senato. Con un primo punto fermo sulla soglia a 3mila euro che resta intoccabile.
Ma sull’uso del contante alcuni mini-ritocchi sono in rampa di lancio per superare quelle che vengono considerate «sviste» nella messa a punto dell’intervento per alzare il “tetto”: money transfer e contratti di affitto. Nel primo caso si punta a impedire l’incentivazione di attività illecite. Sugli affitti, vista la natura “periodica” del pagamento, l’obiettivo sembra essere quello di ristabilire un meccanismo che renda più semplici eventuali incroci per evitare la diffusione del “nero”. Anche Ap con Federica Chiavaroli, una delle due relatrici al Senato (l’altra è Magda Zanoni del Pd), pur ribadendo che il nuovo tetto a 3mila euro «non si tocca», si dichiara «pronta a valutare modifiche su tutto quello che non è ideologico e sugli effetti non voluti come, ad esempio, quelli collegati al money transfer». Intanto aumenta il pressing per rafforzare il capitolo pensioni magari con il prestito previdenziale.
La stessa Chiavaroli fa sapere che la commissione Lavoro del Senato nella bozza di parere sulla “stabilità” esprime dubbi sulla misura che introduce il part time per gli over 63. Il Pd, minoranza in primis, continua a chiedere correttivi in chiave flessibilità, pure solo in via sperimentale come propone Cesare Damiano. Anche Ap considera insufficiente il solo intervento sul part time. Intanto da un’indagine Confesercenti-Swg emerge quasi 1 milione sui circa 2 milioni di lavoratori potenzialmente interessati a forme di flessibilità in uscita si dichiara favorevole a incassare meno anticipando l’uscita dal lavoro soprattutto nel caso di staffetta generazionale. La questione sarà affrontata martedì in un nuovo vertice Governo-maggioranza anche se al momento la soluzione più probabile resta quella di rinviare eventuali ritocchi al passaggio alla Camera dove potrebbe essere affrontato anche il nodo degli incentivi per gli affitti.
A palazzo Madama si sta anche valutando la possibilità di rafforzare la decontribuzione per le assunzioni al Sud. Ap chiede di ripristinare lo sgravio del 100% previsto per quest’anno su base nazionale. «La manovra va bene ma ci vuole più Sud», dice Chiavaroli. Ma se l’emendamento dovesse passare la decontribuzione, fissata dalla manovra al 40% per il 2016, si dovrebbe attestare a una quota compresa tra il 60 e l’80 per cento. Ap spinge anche per altri interventi. «Per far ripartire le aziende al Sud è necessaria anche l’introduzione del credito d’imposta per gli investimenti», afferma ancora Chiavaroli che con il suo partito punta a anche far innalzare su base nazionale il tetto per la detassazione del salario di produttività.Dallo stesso Pd arriva una spinta per rafforzare il pacchetto Sud, ma percorrendo una strada in parte diversa da quella indicata da Ap. Nelle scorse settimane era stata proposta la decontribuzione automatica sul lavoro fino al 2020 con credito d’imposta per innovazione e ricerca. Idea rivisitata e affinata dal presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, con una pacchetto che sarà presentato nella riunione sulla manovra fissata per martedì da Matteo Renzi con tutti i parlamentari democratici.
Un altro nodo è quello delle Province. Governo e maggioranza stanno verificando la possibilità di trovare 100-200 milioni per garantire il pagamento del personale in attesa di essere trasferito altrove. E un’analoga dote aggiuntiva sarebbe necessaria per assicurare la salvaguardia dei servizi degli enti di area vasta. In ballo ci sarebbero in tutto dai 300 ai 400 milioni. Ma la coperta delle risorse disponibili resta molto corta. In ogni caso già al Senato dovrebbe essere alleggerito il taglio sui Caf e forse quello sui patronati. Il quadro si dovrebbe chiarire dopo l’incontro di Renzi con i parlamentari Pd seguito mercoledì da una riunione dei soli senatori democratici per operare la scrematura degli emendamenti da presentare in commissione Bilancio entro il 7 novembre. Domani partirà sempre in Commissione con le parti sociali il ciclo di audizioni.
Tra i temi caldi anche lo stop alla tassazione sulla prima casa e la famiglia. Nel primo caso Ap chiude a correzioni, chieste invece dalla minoranza Pd. «Deve finire il balletto, adesso bisogna dare certezze altrimenti quella misura non ha effetto», afferma Chiavaroli che auspica «un rafforzamento delle misure sulla famiglia». La partita a palazzo Madama potrebbe riaprirsi anche sulla spending review Fi e M5S sostengono che si poteva fare molto di più. Opinione condivisa da una parte della minoranza Pd e anche da Ap, come conferma Chiavaroli: «Speriamo di contribuire a rafforzare la spending soprattutto per tagliare sprechi e inefficenze e di concretizzare la norma sulle partecipate».
Marco Rogari – Il Sole 24 Ore – 1 novembre 2015