«La manovra pone il peso maggiore dei tagli alla spesa pubblica sulle Regioni e sugli enti locali». Il presidente torna a sottolineare la sproporzione di una manovra «schiaccia-autonomie»
Vasco Errani che precisa «il 46% del riequilibrio dei conti pubblici è posto a carico delle Regioni che rappresentano solo il 16,25% della spesa pubblica».
«Per il Servizio sanitario pubblico – avverte Errani – è allarme rosso: il contributo al risanamento pesa per 8 miliardi nel biennio 2013-2014 sul Fondo Sanitario Nazionale».
Tale decisione comporta secondo Errani l’impossibilità di siglare il futuro ‘patto per la salute’, giacché per sottoscrivere un patto le parti devono essere almeno due. E ciò significa, sottolinea il presidente dei governatori, mettere in soffitta uno strumento di collaborazione istituzionale tra Governo e Regioni che ha garantito la tenuta del sistema sanitario sia sul versante della erogazione dei servizi che sul versante economico finanziario, come riconosciuto da dalla stessa Corte de conti.
«Le conseguenze di questa manovra non solo compromettono i risultati fin qui raggiunti, ma porteranno purtroppo nei prossimi anni tutte le Regioni ad essere soggette ai piani di rientro sanitario e quindi ad aumentare l’imposizione fiscale dovunque. E la situazione in sanità sarà aggravata dagli interventi che colpiranno il welfare con conseguenze gravissime per gli enti locali. Segnalo solo il mancato finanziamento del fondo per la non autosufficienza e l’estrema esiguità del fondo per le politiche sociali. Inoltre in questa manovra – prosegue Errani – non ci sono misure reali per la crescita: strumenti indispensabili per risollevare il Paese dalla crisi La manovra sul patto di stabilità rischia invece di compromettere qualsiasi politica d’investimento che negli ultimi anni ha visto le regioni protagoniste con le erogazioni di propri fondi. Con queste norme non sarà possibile promuovere politiche di sviluppo, in particolare per i settori industriali, a favore delle imprese e dell’occupazione. Quanto poi al finanziamento del trasporto pubblico locale – rispettando un accordo che il Governo ha sottoscritto con le Regioni il 16 dicembre 2010 – sono necessari ulteriori 1,1 miliardi di euro affinché si possa procedere alla fiscalizzazione a decorrere dal 2012. Non basta: ancora una volta si riducono le risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate, si azzera il Fondo strategico per lo sviluppo del Paese (che fino al 2014 ammontano a 1,136 miliardi di euro), e si revocano i finanziamenti assegnati dal Cipe, circa1,5 miliardi di euro, e le misure di ridefinizione degli ammortamenti finanziari sui beni gratuitamente devolvibili che faranno saltare tutti i project financing.
Cosi la situazione è ingestibile. Occorre ora che il Presidente del Consiglio affronti personalmente la questione, incontrando urgentemente le Regioni e le autonomie locali, aprendo un confronto leale e soprattutto dando la reale disponibilità del Governo a cambiare profondamente la manovra. Questa finanziaria pone anche altri interrogativi su cui Regioni ed enti locali meritano risposte chiare. Domande di cui ci siamo fatti interpreti e che abbiamo rappresentato al Governo in sede di Conferenza Unificata. 7 questioni tecniche aggiuntive che meritano una risposta urgente e che forse non dovremmo neppure stare qui a porre se si fosse seguita la strada della leale collaborazione istituzionale. Quando dico – ha concluso Errani – che di fatto il Governo ha consumato un gravissimo strappo istituzionale non sto esagerando. L’esecutivo ha varato una manovra non rispettando quanto stabilito da una legge – quella sul federalismo fiscale – voluta dallo stesso Governo che prevede la consultazione con le Regioni e gli enti locali per gli interventi sulla finanza pubblica».
Sanita.ilsole24ore.com – 8 luglio 2011