Sul tema dell’estensione dell’embargo russo alle farine animali, ai grassi di bovini, ai suini, al pollame e a tutti i derivati di bovini e suini, l’eurodeputata Mara Bizzotto ha presentato alla Commissione europea un’interrogazione con richiesta di risposta scritta.
La deputata ricorda che “la Russia ha deciso di estendere l’embargo sui prodotti agricoli europei anche alle farine animali, ai grassi di bovini, ai suini, al pollame e a altri derivati di bovini e suini. Secondo le prime stime di Coldiretti l’estensione dell’embargo costerà all’Italia altri 3,2 milioni di euro all’anno”.
A seguito della risposta del Commissario Karel De Gucht alla precedente interrogazione della Bizzotto (E-007002/2014) nella quale afferma che davanti a questa emergenza “la Commissione si limita a consigliare alle imprese di valutare con attenzione i propri scambi commerciali con la Russia per ridurre al minimo la propria esposizione (…) e continua inoltre ad adoperarsi per creare nuove opportunità commerciali per le imprese esportatrici dell’UE in tutto il mondo”, l’europarlamentare chede alla Commissione di precisare: se intende attivare misure di sostegno immediate per le imprese interessate; se ritiene che il suggerimento di un comportamento prudenziale possa sostituire i mancati introiti di un mercato, quello russo, che stante la crisi economica e finanziaria rappresenta un riferimento vitale per questi settori; quali nuove opportunità commerciali sono state effettivamente create e rappresentano già una concreta alternativa per le imprese colpite dall’embargo.
Lo scorso 19 febbraio è giunta la risposta di Phil Hogan a nome della Commissione. Il nuovo embargo sui prodotti di origine animale è stato annunciato dalla Russia il 18 ottobre 2014 ed è entrato in vigore il 21 ottobre 2014. L’estensione dell’embargo non rappresenta un’ulteriore pressione per i settori del pollame e delle carni suine. I prodotti a base di carni suine sono soggetti a restrizioni sin dalla fine di gennaio 2014. Il nuovo embargo colpirà soprattutto il settore delle carni bovine. Il suo impatto globale sarà limitato, perché i prodotti interessati rappresentano il 6 % delle esportazioni totali di carni bovine dell’UE.
Ora come ora, la situazione del settore delle carni bovine non giustifica misure specifiche di sostegno al mercato oltre alle azioni già intraprese dalla Commissione in termini di promozione di mercati esterni alternativi e di accesso a tali mercati.
La Commissione ha cercato attivamente nuovi sbocchi commerciali, tenendo consultazioni con le imprese e gli Stati membri per individuare mercati alternativi e sta cercando di mobilitare sostegno a tutti i livelli per rimuovere tutti i possibili ostacoli commerciali (SPS o di altra natura) individuati per ciascun paese prioritario.
I paesi prioritari per il settore delle carni bovine sono, tra l’altro, la Turchia, gli Stati Uniti, il Canada, il Brasile, il Messico e la Cina. In questo contesto, la Commissione si adopererà anche perché siano abolite tutte le restrizioni collegate alla BSE ancora applicate nel settore delle carni bovine. Va sottolineato che il processo di rimozione degli ostacoli non tariffari è piuttosto lungo e complicato, per cui di solito non è possibile trovare soluzioni entro tempi brevi.
Gli sviluppi positivi osservati in altri settori (ad esempio l’apertura del mercato canadese alle pere belghe) dimostrano tuttavia che questa mobilitazione eccezionale in seguito all’embargo russo rappresenta una reale opportunità per risolvere i problemi di lunga data collegati alle SPS.
Fonte Commissione europea – 24 febbraio 2015