
Nuova ondata di contagi: “Entro due settimane, fino a 32 mila al giorno”. Le proiezioni elaborate del Cnr: attesi almeno 20 mila casi ogni 24 ore. Lazio, Veneto, Sicilia e Sardegna le regioni con le previsioni peggiori
Il film della pandemia al quale potremmo assistere nelle prossime due settimane è un remake di quello già girato nel Regno Unito, dove la variante Delta è sbarcata prima che da noi. Perché le proiezioni elaborate per La Stampa da Giovanni Sebastiani, matematico dell’Istituto per le Applicazioni del calcolo del Cnr, sono da brividi. Da qui a 14 giorni anche in Italia, se il trend dovesse restare invariato, potremmo contare dai 20 mila ai 32 mila contagi al giorno. Che rappresentano poi più o meno un sesto di quelli effettivi, visto che il virus colpisce soprattutto i giovani non ancora vaccinati, fortunatamente in molti casi asintomatici. Ampliando però la schiera del sommerso, che porterebbe i contagi reali tra quota 120 mila e 200 mila casi quotidiani.
Numeri che dovrebbero mettere paura soprattutto a quei 20 milioni di non vaccinati, tra i quali si contano il 71% dei ricoveri in terapia intensiva e il 69% dei decessi. Per i giovani significa in realtà rischiare di passare in quarantena le vacanze. Invece per i quasi 5 milioni di over 50 non immunizzati è una minaccia concreta di scambiare la camera di hotel con quella di un ospedale.
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Le proiezioni dell’esperto del Cnr rendono conto della tendenza al raddoppio dell’incremento dei casi ogni 5-7 giorni e scontano anche l’effetto Europei sui contagi, come si vede dagli oltre 500 nuovi positivi che ormai ogni giorno si contano nella Capitale, che è stata anche il fulcro dei festeggiamenti. E non a caso il Lazio è tra le regioni con le previsioni più nefaste da qui a due settimane, con una forchetta che va da 3 mila a 5.300 contagi giornalieri. Anche il Veneto non sta molto meglio con una previsione che va dai 2.700 e i 3.500 casi, mentre la Sicilia fluttua tra i duemila e i 2.700 e la Sardegna tra i 1.100 e i 1.800, che in rapporto alla popolazione sono comunque tanti.
Duecentomila positivi «reali»
Si dirà che almeno per ora non si vedono ricadute in termini di decessi e ricoveri ospedalieri, grazie alla sempre più elevata copertura vaccinale della popolazione. Ma che non sia il caso di dormire sonni troppo tranquilli ce lo ricorda Dario Manfellotto, presidente Fadoi, la federazione dei medici internisti ospedalieri che di Covid e delle sue varianti se ne intendono avendo fino ad oggi assistito oltre i 70% dei ricoverati colpiti dal virus. «Guardando quanto accaduto ai Paesi che ci hanno preceduto, temo che questa crescita dei contagi finisca per generare anche da noi un aumento dei ricoveri, anche se non delle dimensioni viste nelle precedenti ondate», afferma. Chiedendo al governo di fare di più con il Green Pass, rilasciandolo solo dopo la seconda dose ed estendendolo anche al settore trasporti. «E agendo con decisione rispetto a quelle sacche di non vaccinati che permangono nel personale sanitario», ci tiene ad aggiungere.
«Penso che facendo circolare il virus senza controllo, alla luce del fatto che ricoveri e decessi sono a livelli bassi, si corra il rischio che si sviluppino nuove varianti resistenti ai vaccini, per questo nell’assegnare i colori alle regioni occorre tener conto anche dell’incidenza dei casi», insiste Sebastiani. Non senza rimarcare l’importanza dei test, per i quali «andrebbe introdotta una soglia minima settimanale ogni 100 mila abitanti per le regioni. Così come sarebbe importante fare tamponi a campione perché l’età media dei contagiati è bassa e la percentuale di asintomatici è alta tra i giovani». Ma in realtà è proprio il tracciamento dei casi, indispensabile per circoscrivere i focolai, la prima vittima di questa nuova impennata dei contagi. A rivelarlo è l’ultimo monitoraggio settimanale a cura dell’Iss, dove «si osserva un forte aumento dei nuovi casi non associati a catene di trasmissione», passati in una settimana da 2.408 a 4.997. Tutti contagiati dei quali non è stato possibile rintracciare i contatti stretti, in media una decina per ogni positivo accertato. Come dire che già così abbiamo ogni settimana circa 50 mila potenziali diffusori di virus a loro insaputa liberi di circolare. Figuriamoci quando il numero dei contagi quotidiani lambirà quota 30 mila. Numeri che dovrebbero far correre ai ripari le Regioni, che dopo aver assunto nei mesi scorsi duemila «cacciatori di virus» li hanno messi a fare altro. Ignorando la lezione delle precedenti ondate.