di Laura Cuppini. La sindrome di Guillain-Barré è una malattia neurologica, spesso di origine infettiva, che causa paralisi progressiva degli arti e può avere complicazioni letali (5% dei casi). Nei casi peggiori si può arrivare a una paralisi totale in poche ore. È una patologia terribile, senza cura, che colpisce 1-2 persone ogni 100mila: adesso ci sono nuove prove del suo legame con il virus Zika.
Lo scrive la rivista Lancet, riportando uno studio franco-scozzese che ha analizzato l’epidemia che ha colpito la Polinesia Francese tra ottobre 2013 e aprile 2014, con 28mila casi (l’11% della popolazione). Le analisi del sangue su 42 pazienti che avevano sviluppato la sindrome di Guillain-Barré (GBS) nello stesso periodo – tutti sopravvissuti – hanno mostrato la presenza del virus. Oltre alla Polinesia Francese, altri sette Paesi hanno registrato un aumento di casi di GBS in concomitanza con l’epidemia di Zika: Brasile, El Salvador, Martinica, Colombia, Suriname, Venezuela e Honduras. Basandosi sui dati sanitari forniti dalla Polinesia, i ricercatori dell’Institut Pasteur e dell’Università di Glasgow hanno fatto dei calcoli, arrivando a dire che su 100mila contagiati, 24 hanno poi sviluppato la malattia neurologica. «Questo è lo primo studio su un ampio numero di pazienti e fornisce la prova del legame tra Zika e sindrome di Guillain-Barré – spiega Arnaud Fontanet dell’Institut Pasteur, primo autore dello studio -. La maggior parte delle persone con la GBS hanno riferito di aver avuto i sintomi dell’infezione da virus Zika (febbre, rash cutaneo, congiuntivite, dolori muscolari e articolari, debolezza, ndr) più o meno sei giorni prima dell’inizio dei disturbi neurologici e tutti costoro avevano nel sangue gli anticorpi legati a Zika».
Trovati anticorpi contro Zika nel sangue
Si sospetta che anche l’attuale epidemia di Zika, in Centro e Sud America, sia collegata a un aumento di casi di sindrome di Guillain-Barré, oltre che dimicrocefalia nei neonati. Tanto da convincere l’Organizzazione Mondiale della Sanità a dichiararla «emergenza globale». Ma i ricercatori francesi sono andati oltre: essendo in Polinesia Francese frequenti le epidemie di dengue, hanno cercato di capire se quest’ultima infezione potesse essere un fattore di rischio aggiuntivo per la GBS. Ecco come si è svolto lo studio. Sono stati reclutati due gruppi di controllo: il primo era composto da 98 persone ricoverate nell’ospedale di Papeete, a Tahiti, durante l’epidemia di Zika ma senza febbre; il secondo da 70 persone risultate positive al virus, ma senza che poi presentassero alcun disturbo neurologico associato alla sindrome di Guillain-Barré. Tutti i volontari sono stati sottoposti a un prelievo di sangue: come detto la maggior parte dei pazienti con GBS (88%) aveva avuto segni dell’infezione da virus Zika sei giorni prima dei sintomi neurologici. Nessuno di loro era risultato positivo a Zika durante la permanenza in ospedale, ma gli esami del sangue effettuati dai ricercatori francesi hanno mostrato come 41 di loro (il 98%) avessero nel sangue gli anticorpi contro il virus e tutti avessero specifici anticorpi neutralizzanti, ovvero in grado di bloccare l’attività di un determinato agente infettante. Inoltre, la maggior parte dei pazienti con sindrome di Guillain-Barré (95,2%) presentava segni di una passata infezione da dengue, così come la maggior parte dei volontari dei due gruppi di controllo (88,8% nel primo e 82,9% nel secondo). Gli autori dello studio hanno quindi concluso che la dengue non aumenta il rischio di Guillain-Barré in pazienti con Zika.
Rischio aumentato: 24 persone ogni 100mila
I 42 pazienti con GBS hanno poi mostrato una forma particolare della malattia (chiamata neuropatia assonale motoria acuta, AMAN): 16 di loro (38%) sono stati ricoverati a lungo in terapia intensiva (in media per 51 giorni) e 12 (29%) hanno avuto bisogno di assistenza respiratoria. Gli autori dello studio hanno concluso che il rischio di contrarre la sindrome di Guillain-Barré in Polinesia Francese, durante l’epidemia di Zika è salito a 24 persone ogni 100mila contagiati dal virus (contro lo standard di 1-2 persone ogni 100mila). Dati notevoli, ma che necessitano di ulteriori approfondimenti. «I dati che abbiamo sono ancora scarsi e inoltre non sappiamo se il virus attualmente circolante in Centro e Sud America sia lo stesso della passata epidemia in Polinesia Francese e se si comporterà allo stesso modo in una popolazione con patrimonio genetico e immunitario differente – scrive in un commento allo studio David Smith, docente all’University of Western Australia, sempre su Lancet -, ma certamente d’ora in avanti possiamo annoverare Zika tra i virus che possono causare la sindrome di Guillain-Barré».
Il virus presente in 42 Paesi del mondo
L’altro grande tema, quello del legame tra Zika e la microcefalia, è oggetto invece di uno studio congiunto statunitense e brasiliano i cui risultati saranno pubblicati a maggio. Gli esperti monitoreranno 100 bambini con microcefalia, confrontandoli con 3-400 bambini sani. Una ricerca simile, ma su adulti, sarà condotta per verificare il legame tra Zika e sindrome di Guillain-Barré. «Gli scienziati sono sempre più convinti che il virus causi la microcefalia – ha detto Anne Schuchat, dei Centers for Disease Control and Prevention americani -, ma ci possono essere differenti opinioni su quante prove servano». Fino a questo momento 42 Paesi del mondo hanno segnalato la presenza di casi autoctoni del virus, 36 sono confermati, gli altri da confermare: del primo gruppo fanno parte 28 Paesi nel continente americano, 5 nel Pacifico occidentale, due nel sud-est dell’Asia e Capo Verde in Africa. Gli Stati Uniti hanno registrato un caso di trasmissione per via sessuale. Come detto, otto Paesi hanno riportato un aumento dei casi di Guillain-Barré, solo due (Brasile e Polinesia Francese) un aumento dei casi di microcefalia. Secondo Bruce Aylward, responsabile della lotta a Zika per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), «bisogna però ricordare che, mentre la malattia neurologica si manifesta in tre settimane, quella del feto emerge di solito intorno alla 35esima settimana di gravidanza, quindi nel futuro ci possiamo aspettare che questi numeri cambino». Per Aylward, c’è una «progressiva accumulazione di nuove prove» del ruolo di Zika nello sviluppo di microcefalia e sindrome di Guillain-Barré. Per fare il punto sulla situazione l’Oms riunirà gli esperti mondiali dal 7 al 9 marzo, e sempre a marzo ci sarà una conferenza sul controllo delle zanzare che veicolano il virus. La direttrice generale dell’Oms, Margaret Chan, visiterà inoltre il Brasile la prossima settimana per discutere con la presidente Dilma Rousseff di come coordinare gli sforzi brasiliani nella lotta a Zika con il piano globale lanciato lunedì scorso.
Corriere.it – 2 marzo 2016