Più smartphone e meno hamburger. Sui media statunitensi si sta scatenando il dibattito sui cambiamenti nei consumi da parte dei cittadini in epoca di crisi: l’appeal dei nuovi telefonini (iPhone, ma non solo), i costi dei servizi avanzati per navigare in mobilità e la tendenza a scaricare sempre più prodotti e servizi disponibili via Internet sta erodendo i portafogli delle famiglie.
Calcoli del dipartimento del Lavoro americano rivelano che negli ultimi quattro anni l’aumento della spesa in tecnologia di consumo ha sottratto risorse alle uscite serali, tra cinema, teatri e ristoranti: un fenomeno letto da alcuni osservatori anche in chiave sociologica, come il tramonto di abitudini di consumo più “social”, in favore della dimensione più individuale dei telefonini. Sorprende, poi, che il maggiore incremento di spesa per i servizi telefonici (+4%, per un totale di 1.226 dollari a famiglia, ma con punte di oltre 4mila dollari nelle famiglie in cui gli smartphone in circolazione sono tre o più) sia stato registrato negli ultimi dodici mesi, che non sono stati proprio brillanti sul fronte dell’economia. E’ la continua innovazione di questi prodotti ad attirare i consumi e orientarli diversamente rispetto al passato, anche al prezzo di dover rinunciare ad altri acquisti. E in Italia? A ben guardare la situazione non è molto diversa: oggi nella Penisola si spendono 2.200 euro pro-capite in beni alimentari, un dato cresciuto di appena il 20% nell’arco degli ultimi 40 anni, con la spesa in bevande e alcolici (400 euro) che è addirittura scesa del 10%. Se poi si esaminano le quantità di beni food&beverage venduti, si registra un calo del 9% negli ultimi cinque anni, tanto che i livelli attuali hanno riportato indietro la lancetta del tempo al 1987. Questo mentre la spesa in comunicazioni è cresciuta di 40 volte dagli anni Settanta a oggi, senza mai fermare il progresso, tanto da raggiungere in media i 390 euro pro-capite
ilsole24ore.com – 26 settembre 2012