Ci dovrebbe essere una sorpresa nel Consiglio dei ministri di oggi. Sul tavolo non ci saranno soltanto i decreti che attuano la delega fiscale, con gli ultimi correttivi dopo il rinvio di martedì scorso. Ma anche un pacchetto di misure per sbloccare i tanti cantieri sparsi per l’Italia, fermi per incagli burocratici vari nonostante le risorse necessarie siano disponibili. Il pacchetto dovrebbe essere composto da un decreto legge e da un disegno di legge. Non prevede lo stanziamento di nuove risorse ma la creazione di una cabina di regia che verifichi caso per caso quali sono gli ostacoli e trovi il modo per superarli.
Tutto parte da un dossier presentato nelle scorse settimane dall’Ance, l’associazione dei costruttori. Quel documento segnalava 5.300 opere «bloccate» per un valore complessivo di 9,8 miliardi di euro. La maggior parte sono al Sud, oltre tre quarti del totale. Non sono grandi opere, ma interventi medio-piccoli che riguardano l’edilizia scolastica, il dissesto idrogeologico, la riqualificazione urbana e la mobilità. Ma a questo elenco si dovrebbero aggiungere altri cantieri, visto che nei giorni scorsi il presidente del consiglio Matteo Renzi aveva parlato di opere pubbliche da sbloccare «per un punto di Pil», il prodotto interno lordo, che di miliardi ne vale circa 16. Nelle intenzioni del governo il pacchetto dovrebbe anche sostenere la ripresa dell’economia. E non è un caso che proprio ieri Yoram Gutgeld, consigliere economico del premier, abbia sottolineato che la crescita «sarà meglio delle attese» anche se è ancora «troppo presto per dire se quest’anno sarà dello 0,9% e l’anno prossimo dell’1,6%», in entrambi i casi lo 0,2% in più rispetto alle previsioni dello stesso governo.
Oltre alla cabina di regia per lo sblocco dei cantieri, nel pacchetto ci dovrebbero essere anche misure per garantire la trasparenza degli appalti. Due in particolare. La prima prevede che i commissari delle gare di appalto debbano essere scelti non più liberamente ma pescando da un apposito elenco curato dall’Anac, l’Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone. La seconda che il direttore dei lavori non venga più scelto dal general contractor , cioè da chi ha vinto l’appalto, con il risultato di avere il controllore nominato dal controllato. Ma direttamente dalla stazione appaltante, cioè dall’amministrazione che ha bandito la gara.
Sul tavolo del consiglio dei ministri ci saranno anche i cinque decreti della delega fiscale. Confermata la cancellazione della norma ribattezzata «salva-Berlusconi», e cioè la non punibilità penale dell’evasione se la somma sottratta al Fisco non supera il 3% del reddito. Al suo posto, una soglia fissa che dovrebbe fermarsi a 100 mila euro. Inoltre alcuni reati, come il mancato versamento delle ritenute o dell’Iva, non saranno punibili se prima dell’apertura del dibattimento nel processo di primo grado l’evasore salderà il debito. E anche «a seguito di accesso al regime di adempimento degli oneri documentali». Non potrebbero essere perseguite penalmente, cioè, le società con sedi in più Paesi che mettono a disposizione del Fisco la documentazione di tutte le operazioni con le società controllate. Confermato il rinvio (o forse la rinuncia) sul decreto per i giochi, anche se le società che gestiscono le videolottery si preparano a una vertenza che secondo loro potrebbe valere 7 miliardi di euro. Mentre slittano verso la legge di Stabilità, e quindi a dopo l’estate, la riforma del forfait per le partite Iva e quella del catasto, dalla quale viene però salvata una norma: l’esenzione Imu e Tasi per i macchinari fissi nei capannoni. Sulle agenzie fiscali il riordino sarà deciso dal ministero dell’Economia.
Lorenzo Salvia . Il Corriere della Sera – 26 giugno 2015