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Orlando: sanità allo sbando per i troppi interessi, gestione opaca

La sanità calabrese è un caso a parte, perfino nel Vietnam della sanità del Centro Sud. Con un disavanzo che nel periodo 2000-2010 ha superato i 1.046 milioni di euro, frantuma ogni record di segnalazioni di presunti errori sanitari: 89.

A cui si aggiunge la media di 700 giorni di ritardo per pagare i fornitori. Un ginepraio segnato da «pesanti carenze nella cultura dei dati e della trasparenza» dice Leoluca Orlando, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari e le cause dei disavanzi sanitari. Che ha appena presentato una relazione nella quale il dossier-Calabria emerge in tutta la sua gravità.

Presidente, chi ha più colpe? Questa situazione, formatasi in 10 anni, mette in luce le responsabilità dell’amministrazione ma impedisce di attribuire a una sola parte le responsabilità. La dimensione è strutturale. L’elemento positivo della nostra relazione è che finalmente c’è una road map: si è fatta una fatica enorme, perché il primo nodo era la mancata conoscenza della natura del problema e della sua entità. Mi riferisco alla non tracciabilità dei percorsi finanziari e a numeri ballerini, denunciati alla Corte dei Conti. Oggi i dati sono assolutamente verosimili

Quali le criticità più gravi? La mancanza di dati e di cultura manageriale, tra i responsabili dei servizi e di gestione delle aziende, dirigenti, primari, e delle linee impresse dalla politica. C’è troppa politica nella gestione della sanità, ed è carente la consapevolezza dei cittadini che la salute è un diritto e non un favore.

Ci sono solo aspetti negativi? La nostra commissione in un anno e mezzo ha ricevuto 89 segnalazioni di presunti errori sanitari. È un record. In Calabria la sanità funziona male, ma le segnalazioni indicano che inizia anche a esserci più consapevolezza che la sanità un diritto, e quando non viene rispettato ci si rivolge alla magistratura o alle commissioni d’inchiesta

Lei pesta coperture tra controllo e controllati? Di fronte a bilanci incompleti, a volte inesistenti o palesemente gonfiati o sottodimensionati, possiamo dire che la Calabria ha sofferto di un’assenza di controlli, dovuta ad un eccesso di ingerenza della politica. Sono scattati meccanismi corporativi inaccettabili, che hanno portato medici e manager a difendersi tra loro.

Quanto inciderà il federalismo su scenari così disastrati? Sono un convinto assertore del federalismo. Esso mira al principi di responsabilità. Gli italiani sono stanchi degli sprechi regionali e di uno Stato bancomat che li copre. Se sprechi, ti tolgo i soldi anche per l’ordinario, bisogna applicare sanzioni esemplari.

I decreti attuativi vanno in questa direzione? Ho votato la legge delega, non i decreti attuativi: c’è uno scarto tra quel che si annuncia e quel che si realizza. Si rischia di aggiungere nuove spese, non di tagliarle.

La Discussione – 19 luglio 2011

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