Il ricercatore: «Questa ricerca porterà benefici sia alla salute umana che a quella dei felini»
Tocca ancora una volta agli amici animali farsi carico dei mali dell’uomo a cui fanno compagnia da 9.000 anni e con cui dividono oltre 250 malattie ereditarie. Ora però i felini diventeranno uno dei più validi aiuti nella ricerca contro l’Aids, ma anche contro numerose altre malattie, in primo luogo quelle neurologiche. Lo testimoniano le immagini dei primi gatti transgenici, resi fluorescenti dal gene di una medusa se osservati alla luce blu e nel cui Dna è stato introdotto il gene che rende i Macachi Rhesus resistenti al virus dell’Aids.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Methods, è stata condotta nell’americana Mayo Clinic di Rochester. è un risultato senza precedenti perchè è per la prima volta viene prodotta questa modificazione genetica in un carnivoro. In questo modo diventa possibile eseguire nei gatti esperimenti finora impossibili su topi e scimmie e si apre la strada alla comprensione di numerose malattie. L’attesa è enorme nel mondo scientifico, considerando che oltre il 90% dei geni dei gatti ha un corrispondente nel Dna dell’uomo. «Una delle cose più belle di questa ricerca è che porterà benefici sia alla salute umana che a quella dei felini», spiega il responsabile del progetto, Eric Poeschla.
Il virus dell’immunodeficienza felina (Fiv) causa nei gatti una Sindrome di immunodeficienza acquisita (Aids) allo stesso modo di come l’Hiv fa nell’uomo e le proteine che normalmente difendono gli uomini e i felini dagli attacchi virali risultano inefficaci contro questo tipo di virus. I ricercatori hanno pensato così di imitare le «armi» che nel corso dell’evoluzione hanno portato alcune scimmie, come i Macachi Rhesus, ad essere immuni dal virus dell’Aids: hanno utilizzato dei virus come vettori per trasferire i geni che producono due fattori antivirali dei Macachi Rhesus (chiamati TrimCyp ed eGfp) all’interno degli ovociti di gatto. Gli ovuli sono stati poi fecondati e sono nati così tre gattini portatori della modificazione genetica, come dimostra ‘l’etichetta fluorescentè che permette di riconoscere i nuovi geni in attività in molti organi, fra i quali i più bersagliati dal virus Hiv, come timo, linfonodi e milza. I piccoli sono in buona salute e una volta adulti, saranno in grado di trasmettere alla prole i geni anti-Aids.
La tecnica, rilevano i ricercatori, non sarà utilizzata direttamente per trattare uomini o gatti contro l’Aids, ma permetterà di comprendere al meglio i meccanismi per sviluppare sistemi di difesa efficienti contro questa malattia. Si tratta di un passo in avanti notevole nella ricerca perchè i gatti geneticamente modificati ottenuti finora, come la gattina Copycat ottenuta nel 2002, erano stati ottenuti a partire da cellule adulte fatte regredire e poi trasferite in una nuova cellula privata a sua volta del nucleo. Questo processo di trasferimento nucleare, più noto come clonazione, ha dimostrato però di non funzionare perchè gli animali nati in questo modo avevano anomalie a livello cellulare e molecolare.
Lastampa.it – 12 settembre 2011