Dovevano essere protetti e invece, con ogni probabilità, finiranno sulle tavole di Pasqua, all’insaputa di ignari acquirenti, che non sapranno come qui capretti dovessero essere tutto ma non cibo per umani.
La (triste) storia pasquale inizia da Saonara. Il primo aprile scorso a una pattuglia dei carabinieri viene segnalata la presenza di un capretto allo stato brado vicino alle campagne. Dal microchip della bestiola si scopre che fa parte di un gregge di 16 capretti recuperati nell’isola Certosa a Venezia. L’Usl locale «scrive» nel chip che devono essere allevati e che non sono destinati al macello, e li affida ad una fattoria di Zero Branco.
Il titolare della fattoria, qualche giorno dopo, denuncia ai carabinieri che tutte le bestiole sono sparite: un furto. Con il ritrovamento del capretto di Saonara, i carabinieri della stazione e i colleghi della compagnia di Piove di Sacco scoprono invece che il furto non c’è mai stato: gli animali sono stati venduti, e probabilmente macellati, in vista delle festività pasquali. Per questo il fattore di Zero Branco è stato denunciato per falso e simulazione di reato, come pure il suo aiutante di Scorzè.
Roberta Polese – Corriere del Veneto – 18 aprile 2014