Un ospedale nuovo, in cinque anni e che raddoppi lo spazio per l’Università da 30 mila a 60 mila metri quadri in modo da inserirci anche il campus, per una spesa superiore del 20% ai 650 milioni preventivati dal project financing avviato dalla Regione con «Finanza e Progetti». E’ il diktat lanciato dai baroni al governatore Luca Zaia e al sindaco Massimo Bitonci prima dell’incontro del 28 luglio a Palazzo Balbi, in cui le parti in causa, Ateneo compreso, dovranno decidere se edificare un nuovo ospedale a Padova ovest o se rifare l’esistente.
Opzione, quest’ultima, abbracciata dal primo cittadino, ma considerata inadeguata dalla Scuola di Medicina che ieri, per ribadirlo, ha schierato al Bo le sue punte di diamante. A partire dal presidente, il professor Santo Davide Ferrara, che è andato dritto al punto: «Meritevole la scelta del sindaco di approfondire il tema, ma auspichiamo che entro il 28 luglio si arrivi ad una scelta definitiva. E che vada nella direzione di una struttura nuova e dotata di campus. Finora la Scuola di Medicina non è intervenuta, per ascoltare le varie posizioni e riflettere. Resta il fatto che è la prima d’Italia e una delle eccellenze in Europa per la ricerca, ma per svilupparsi ha bisogno di potenziare il parco tecnologico e la logistica. Il punto focale del miglioramento dell’assistenza dev’essere il paziente e oggi così non è: l’attuale ospedale risponde a esigenze degli anni ‘60, con padiglioni isolati, che implicano un quotidiano e costoso spostamento di medici, personale e materiale. Un vagabondare — ha aggiunto Ferrara — che interferisce con la migliore assistenza. Il futuro è una stretta sinergia tra reparti e servizi, realizzabile solo con un plesso completamente nuovo, tecnologicamente avanzato e inserito nella cintura urbana, vicino alle residenze studentesche, per facilitare la nascita del campus».
I baroni chiedono aule e servizi per la didattica e vogliono che l’Ateneo sia co-protagonista nella progettazione, rivendicando «due petali» del polo del futuro, da sviluppare anche in altezza, e una quota parte di quello di via Giustiniani, se dismesso. Non si formalizzano su Padova ovest, si può anche cambiare location, basta che ci sia il campus, ora invece escluso dal project. Per farlo, «Zaia trovi il modo di incrementare il finanziamento». Il problema è che non ci sono nemmeno i 650 milioni di base, ma solo i 150 stanziati dal Consiglio regionale. «Se il governatore vuole dare seguito agli impegni assunti, che indicano Padova come centro internazionale, deve investire sulla componente universitaria — ha insistito Ferrara —. E poi ricostruire l’ospedale con i malati dentro significa far esplodere i casi di malasanità, partendo dalle infezioni e dagli errori del personale. Chi farà tale scelta si dovrà assumere la responsabilità di esporre i propri cittadini a questo rischio».
«Se ciò che noi auspichiamo non si verificherà, la prognosi sarà infausta — ha incalzato il professor Sabino Iliceto, direttore del Dipartimento di Scienze cardiologiche —. Ormai l’attuale ospedale ha segnato il passo». «Nascondersi dietro il restauro significa andare incontro al fallimento — ha detto il professor Donato Nitti, direttore di Scienze chirurgiche — e far perdere a Padova l’appeal della medicina». «E’ un complesso inadeguato fin dall’entrata, per la presenza di barriere architettoniche e la carenza di parcheggi — ha osservato il professor Mario Plebani, vicedirettore del Dipartimento di Medicina —. Un ospedale deve nascere per rispondere ai bisogni di chi lo frequenta e adesso sussiste la situazione contraria». «La sofferenza dell’area materno-infantile, costretta in edifici del 1954 e dislocata su cinque padiglioni, è nota — ha incalzato Giorgio Perilongo, a capo della Pediatria — se continuiamo a perdere tempo perdiamo il passo con l’evoluzione degli altri centri pubblici». «Per Padova la sanità può essere un volano per la ripresa economica», ha aggiunto il professor Domenico D’Avella, direttore di Neuroscienze. «La ricerca deve avere una sede appropriata», ha chiuso il professor Rosario Rizzuto, direttore di Scienze biomediche.
Michela Nicolussi Moro – 16 luglio 2014 – Corriere del Veneto