Spiega lo scienziato inventore ad Airone: «II mio hamburger non è geneticamente modificato ma l’ho ottenuto dalle cellule prelevate dal tessuto muscolare di mucche che non sono state uccise». Chi l’ha assaggiato dice che è buono. Entro 10-20 anni lo troveremo al supermercato e lo produrremo in casa
Londra, studi televisivi della ITV, ora di pranzo: uno chef cucina in diretta un hamburger di manzo che uno scrittore e una nutrizionista assaggeranno davanti al pubblico. La carne sembra normale, se non fosse per il suo prezzo: 250mila euro, come 28 chili di caviale! Nessun supermercato potrebbe venderla per quella cifra con la quale oggi compreremmo quasi 23 tonnellate di carne. Gli assaggiatori affermano che l’hamburger è buono e ha il gusto e la consistenza della carne normale. Per produrla non è stato ucciso alcun animale. La carne viene dai laboratori dell’Università di Maastricht, in Olanda, e il suo inventore, il fisiologo Mark Post, l’ha portata in uno studio televisivo per la prima volta al mondo. «Non è un alimento Ogm, cioè geneticamente modificato in cui sia stato manipolato il Dna ma, al contrario, proviene da bovini cresciuti in una fattoria che segue i metodi dell’agricoltura biologica. E se oggi la mangiamo, siamo sicuri che nessun animale ha sofferto per soddisfare il nostro palato. È la carne del futuro», commenta il professor Post. Le mucche non soffrono Dopo anni di ricerche e di tentativi, gli scienziati guidati da Mark Post Inquina molto meno hanno trovato come fare crescere la carne in provetta. Dalla mucca viva e sana si preleva un piccolissimo pezzo di muscolo con una biopsia mediante una siringa senza provocare dolore all’animale. Il muscolo poi ricrescerà in breve tempo. Il tessuto prelevato contiene decine di migliaia di cellule staminali, capaci cioè di riprodursi con facilità e di creare nuovi tessuti, che in laboratorio sono fatte crescere in un apposito “brodo”, chiamato terreno di coltura, ricco di sostanze nutrienti a base di proteine e zuccheri. Il risultato: «Le cellule si moltiplicano e formano dei filamenti: servono 20mila fili per ricavare un hamburger standard di 140 grammi e occorrono sette settimane di tempo, ma stiamo cercando di rendere questa tecnica più veloce e soprattutto molto meno costosa», spiega il professor Post. Olio e burro sono necessari Ma uno dei principali argomenti a favore della carne sintetica, secondo i suoi inventori, è il suo basso impatto: la produzione di carne in provetta fornisce la medesima quantità di alimento che proviene dagli allevamenti occupando però una superficie agricola cento volte inferiore, consumando molta meno acqua e La carne macellata ha una percentuale di grasso variabile tra il 5 e il 15 per cento, ma l’hamburger sintetico non ne contiene ed è fatto solo di fibre muscolari. Pertanto deve essere cucinato con olio, burro o un altro tipo di condimento grasso che lo renda più appetitoso. E per dargli un colore più simile alla carne normale gli scienziati hanno aggiunto zafferano e succo di barbabietola rossa. «Nulla di strano, perché l’industria alimentare usa questi ingredienti già da diversi anni in molte carni o preparazioni a base di carne. Il nostro metodo non prevede l’aggiunta di additivi chimici e non comporta modificazioni genetiche alle cellule. L’hamburger sintetico è manzo vero: la sola differenza è che cresce fuori dalla mucca», assicura Post che aggiunge: «È persino più sicuro della carne da allevamento, perché in laboratorio si può eliminare il rischio di malattie trasmissibili all’uomo». producendo molto meno inquinamento, soprattutto quello dovuto al metano emesso dai peti degli animali che ha un effetto serra 20 volte maggiore dell’anidride carbonica. «Con la carne sintetica non servirà allevare così tanto bestiame», dice Post. Il fisiologo olandese continuerà a lavorare al progetto anche per cercare di inserire nella carne la componente di grasso che la renderebbe ancora più simile a quella tradizionale. E immagina lo scenario futuro: «Così come prepariamo il pane o la pizza a casa, in teoria potremmo produrre anche la carne con la “macchina della carne”, acquistando le cellule liofilizzate e seguendo le istruzioni semplici di un piccolo elettrodomestico. Manzo, maiale, pollo, tacchino o qualsiasi altro animale commestibile. Ma servirebbero 8 o 9 settimane di tempo per fare crescere il tessuto muscolare», conclude Post. Non tutti sono convinti Wim Verbeke, che all’Università di Ghent, in Belgio, fa ricerche sul comportamento dei consumatori in campo alimentare, ha studiato come reagirebbero le persone di fronte a un piatto di carne fabbricata in laboratorio: «La gente associa la carne sintetica alle biotecnologie che percepisce come qualcosa contro natura, e per questo fa fatica ad accettarla. Si chiede: è sicura? Fa bene? Di cosa sa? Al progetto crede molto invece il cofondatore di Google, Sergey Brin, che ha “pagato il conto” del primo hamburger in provetta servito negli studi televisivi londinesi e finanzierà le ricerche dei prossimi anni.
Piacerà ai vegetariani?
• Poiché per produrre la carne in provetta non occorre uccidere alcun animale né farlo soffrire, i vegetariani che non consumano carne per una scelta etica potrebbero accettare di mangiarla. Ma una delle possibili tecnologie di laboratorio usate per fabbricare la carne sintetica prevede di aggiungere il siero del feto di vitello che favorisce la crescita in provetta del tessuto muscolare. Si tratta di una sostanza ricavata dalla macellazione di bovini gravidi: difficile da accettare per un vegetariano.
Airone – 26 dicembre 2013